Sarà
un mistero oppure no, ma lo scorso lunedì alle quattro di notte il
laboratorio della Polizia Scientifica a Roma, sulla Tuscolana, è andato a
fuoco, pare per cause accidentali, distruggendo alcuni reperti facenti
parte di casi di cronaca "nera importanti", come scrive il Corriere.
Quasi certamente è andato distrutto un reperto della bomba di Brindisi.
Forse anche dell'attentato al manager dell'Ansaldo.
La
notizia è rimasta praticamente nascosta fino a ieri, quando il Corriere
ne ha pubblicato un resoconto che ha dell'incredibile. Innanzitutto,
secondo Massimo Sideri, autore dell'articolo, non si sarebbe trattato di
un semplice incendio ma di un incendio conseguente ad una esplosione.
Causata dal caldo. Da Caronte. Sapete, in quei giorni vi era il picco
dell'afa e "il ponentino non si era ancora alzato come negli ultimi
giorni" (testuale).
Oggi
il bestiario giornalistico si è arricchito di altri campioni. Su
Fanpage ci tranquillizzano: il reperto andato distrutto è già stato
analizzato e protocollato e la sua distruzione non determinerà intralci
alle indagini. Ora resta da chiarire di che tipo di reperto si tratti.
Se è l'innesco della bomba o una parte di essa, come per esempio un
frammento delle bombole, in sede processuale non potranno più essere
oggetto di perizia.
Il
Messaggero sembra raccontare un altro episodio. Si tratterebbe non di
una esplosione ma soltanto di un incendio. E la causa? Un corto
circuito.
A nessuno è sorto il sospetto di cause dolose. Anzi, tendono acriticamente ad escluderle.