IL MEGLIO DELLA SETTIMANA
12 giugno 2013
A
due giorni dal voto in una Teheran in cui non c’è grande piazza senza
una mezza dozzina di camionette della polizia, restano solo “sei piccoli
indiani” a contendersi la poltrona di Mahmoud Ahmadinejad. Ha
abbandonato la corsa il consuocero di Khamenei, Gholam Ali Haddad Adel, e
ha rinunciato anche Mohammed Reza Aref, il candidato “riformista” cui
la strana coppia composta da Mohammed Khatami e Ali Akbar Hashemi
Rafsanjani, numi tutelari del (fuorviante) “gradualismo democratico”, ha
preferito il “moderato” Rouhani.
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di Tatiana Boutourline
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13 giugno 2013
Marco
Travaglio è un abile giornalista che ha scelto di fare lo scrivano di
procura, suo diritto e mestiere editorialmente redditizio nell’Italia
incasinata e ciarliera di oggi. Scrive notoriamente sotto dettatura del
dottore Antonio Ingroia e di molti altri piemme. Quando viene
picchiato da un grande cronista come Claudio Cerasa, severo anche nelle
vesti di bambino che il vice del Fatto gli attribuisce chiamandolo
Piccolo Pigi (è l’ossessione del Battista che lo perseguita), Travaglio
reagisce. Se il pestaggio arriva da un blog o dalla seconda pagina di
un foglietto clandestino, non importa, Travaglio si difende dagli
attaccabrighe sfoderando la sua capacità di dettato, maturata in anni
lontani di scuola media superiore.
Cerasa Le patacche che Travaglio non vuole vedere sulla trattativa
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di Giuliano Ferrara
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13 giugno 2013
Questa
è la storia di un partito molto divertente, molto affascinante, molto
intrigante, molto forte, molto in ascesa, molto interessante che a
pochi giorni dal buon risultato ottenuto alle elezioni comunali
dimostra però ancora una volta di essere – e lo diciamo con affetto – un
po’ squilibrato, e un po’ fuori di testa. Intendiamoci: meglio avere
un partito fuori di testa che essere fuori di testa senza avere neppure
un partito. Ma per quanto ci si possa girare attorno la situazione in
cui si trova oggi il Pd è oggettivamente paradossale.
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di Claudio Cerasa
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