Roberto Abraham Scaruffi

Friday, 31 December 2010


ABBIAMO SCHERZATO? - PER LA STAMPA BRASILIANA L’EVENTUALE “NIET” DI LULA ALL’ESTRADIZIONE DI BATTISTI NON CHIUDE IL CASO - L’EX TERRORISTA DOVRÀ COMUNQUE RESTARE IN CARCERE FINO A FEBBRAIO, E IL CASO DOVRÀ TORNARE ALL’ALTA CORTE - LA PATATA BOLLENTE FINIREBBE QUINDI NELLE MANI DELLA NEOELETTA DILMA ROUSSEFF - OGGI NUOVA RIUNIONE TRA LULA E L’AVVOCATURA STATO - VIAGGIO NELLA PRIGIONE DI PAPUDA, DOVE CESARINO ATTENDE LA LIETA NOVELLA…

1 - CARCERE FINO A FEBBRAIO, CASO ANCORA A STF...
(ANSA)
 - La probabile decisione, attesa oggi, del presidente uscente Lula di respingere l'estradizione di Cesare Battisti richiesta dall'Italia non chiuderà il caso dell'ex terrorista rosso, che anzi è destinato ad andare avanti anche nelle prossime settimane. Lo afferma oggi la stampa brasiliana, rilevando che Battisti dovrà comunque rimanere in carcere fino a febbraio. Lula ha in programma incontrare oggi a Brasilia Luis Inacio Lucena Adams, presidente dell'Avvocatura generale dello Stato, che ieri - in un rapporto consegnato allo stesso Lula - si è espresso contro l'estradizione.
BERLUSCONI LULABATTISTI
Il 'dossier Battisti', sottolinea la stampa locale, dovrà comunque tornare, per una nuova analisi del caso, nel Supremo Tribunal Federal (Stf) del Brasile, ha sottolineato il presidente dell'Alta Corte, Cezar Peluso, in dichiarazioni ad un giornale locale. Tale nuova valutazione potrà avvenire solo a febbraio, quando l'Stf riprenderà le attività dopo la pausa estiva in Brasile, ha detto Peluso al Folha de S.Paulo, secondo il quale il relatore del caso nella nuova analisi dell'Alta Corte sarà Gilmar Mendes, ex presidente dell'Stf che un anno fa, quando il caso Battisti venne esaminato dal tribunale, votò a favore dell'estradizione.
2 - IN CELLA A PAPUDA: RADIO, FRUTTA E POSTA DALL'ITALIA. LA VITA DIETRO LE SBARRE DEL SUPERCARCERE
Paolo Manzo per "La Stampa"
LULA E DILMA-ROUSSEF
Il caldo non dà tregua nella pianura arida e desolata dove sorge il complesso penitenziario di Papuda, a una ventina di chilometri da Brasilia. Se non fosse per la garitta di sorveglianza, dove un paio di sudati poliziotti brasiliani impugnano fucili enormi, potremmo credere di essere in una steppa desertica. Il carcere di Papuda fu inaugurato il 16 gennaio del 1979, quando in Brasile c'era ancora la dittatura militare al potere e l'Italia democratica era sconvolta dagli anni di piombo (un mese dopo di quello stesso anno, i Pac di Battisti avrebbero sparato al gioielliere milanese Pierluigi Torregiani).
DILMA-ROUSSEF E L'ARRESTO PER TERRORISMO
Dal maggio del 2007 l'ex terrorista-scrittore è rinchiuso qui dentro, qui ogni mattina si sveglia e ogni sera va a dormire. Una routine obbligata da quando, due mesi prima, era stato catturato dall'Interpol su una spiaggia di Copacabana. E adesso, nonostante la decisione dell'ormai quasi ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, non è assolutamente detto che esca in tempo per festeggiare da uomo libero l'inizio del 2011.
L'INGRESSO DEL CARCERE DI PAPUDA
«L'attesa lo sta consumando, Cesare è un uomo stanco», spiegava all' inizio del 2009 Fred Vargas, la giallista francese che da anni appoggia l'ex terrorista dei Pac anche economicamente nelle spese processuali. Se era stanco allora, oggi sicuramente lo è di più, anche perché la depressione si è fatta più volte sentire. «Sono seguito dal punto di vista psichiatrico», raccontava recentemente al settimanale brasiliano Istoé, «ogni giorno prendo una pastiglia di Zoloft», un antidepressivo. Nei momenti più duri si tira su rileggendo le tante lettere di solidarietà che gli arrivano, a migliaia, da tutto il mondo. Anche dall'Italia.
Sdraiato sul suo lettino nel carcere, Battisti è comunque fortunato. Non si accorge del sovraffollamento disumano delle altre celle. Lui vive in una stanza che condivide solo con un altro detenuto, un austriaco finito dentro per frode fiscale, un tipo «tranquillo», il che gli consente di scrivere, rigorosamente a mano. Mangia poco Battisti, preferisce la frutta, soprattutto le pere, e beve tanta acqua. Fa caldo a Papuda e la cosa peggiore che possa accadere è la disidratazione, come nel novembre del 2009 quando l'ex terrorista cominciò uno sciopero della fame per dare un'accelerata al suo caso. Si fermò dopo dieci giorni, per espressa richiesta di Lula. Veste leggero Battisti, jeans e camiciole possibilmente di colore chiaro, e ascolta la radio in cella per tenersi informato sulle decisioni giuridico-politiche che lo riguardano. Per l'ultima udienza del Supremo Tribunal Federal, quella del 18 novembre 2009 che concesse l'estradizione lasciando però l'ultima parola a Lula, è riuscito persino ad ottenere un permesso per seguirla in tv nella sala comune del carcere. Un permesso concesso dal direttore di Papuda che, anche se non lo ammetterà mai, non lo ama particolarmente perché gli hanno detto che in Italia lo hanno condannato anche perché il 6 giugno del 1978 fu lui a sparare ad un suo collega italiano, il maresciallo della nostra polizia penitenziaria Antonio Santoro.
BATTISTI SEGNALETICA
Oltre alla scrittura, la depressione se ne va quando a trovarlo in carcere arrivano delegazioni di parlamentari ed amici per esprimergli solidarietà. L'ultima volta è successo il 18 dicembre scorso, quando un comitato verde-oro che lo appoggia ha fatto entrare a Papuda una torta per festeggiare il 56˚ compleanno di Battisti. O quando arriva, come lo scorso 24 novembre, Joice Lima, una 25enne mulatta esuberante con cui è fidanzato da prima dell'arresto, quando era libero a Copacabana. Quando uscirà dal carcere, tuttavia, Cesare ha già detto ai suoi avvocati che non tornerà a Rio, di cui ha «un ricordo tragico», ma andrà a San Paolo. L'ipotesi di essere estradato in Italia non la considera nemmeno. «Piuttosto mi uccido», ha ripetuto più volte.