OGGI IN EDICOLA
INSERTI
Il comunista che salvò l'Italia
Biografia politica di Giorgio Napolitano, l’allievo di Amendola che con cipiglio eurorealista ha imposto l’esperimento montiano e trasformato il Quirinale nel centro della sovranità
PRIMA PAGINA
La pigrizia riformista di Hollande preoccupa il Fmi - di Domenico Lombardi
Deficit e bassa competitività frenano Parigi: una minaccia per l’Eurozona
SECONDA PAGINA
L’umiliazione della donna è un rifugio incestuoso per uomini castrati
Psicopatologia dello stupro quotidiano (con qualche buon consiglio per bambine, signorine e donne angelicate)
EDITORIALI
Te Deum con Monti
I motivi poco negoziabili della scelta di campo della chiesa
ANALISI
Capodanno a Pyongyang, tra bullismi militari e offerte a Seul
SECONDA PAGINA
Scendo in campo pure io. Aspetto le primarie del Manchester United
di Jack O'Malley
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OGGI ONLINE
Le insidie vengono dall’establishment che dovrebbe essere beneficiario, araldo e supporter del tecnico dei poteri forti. Anche Giovanni Agnelli era così: cinismo, frivolezza e noncuranza
Mi è venuto in mente che una volta l’Avvocato, cioè Giovanni Agnelli, cioè il re di un establishment che nonostante la Fiat e le banche e Cuccia e il Corriere pesava come una piuma, e che dopo la scomparsa del re non ha avuto eredi al trono, disse di Berlusconi e delle sue invenzioni politiche travolgenti: se vince lui vinciamo tutti, se perde lui perde solo lui. Meschinello, no? Una volta poi che Berlusconi perse, nel 1996 contro l’Ulivo, mi confidò in modo divertente ma piuttosto cinico che era ironicamente d’accordo con la mia proposta di fare di Berlusconi una specie di Chirac italiano, con la presa della carica di sindaco di Milano, per ripartire da quella base alla conquista del paese perduto (uno dei tanti consigli respinti dal Cav.). Disse Agnelli: ma sì, al posto della Madonnina è perfetto, ci mette tutti di buon umore. Frivolo, no? |
di Giuliano Ferrara
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Lento collasso a Damasco
Il portavoce del governo siriano “ora è in America e collabora con l’intelligence” su come funziona il potere in Siria
E’ passato un mese esatto dal 2 dicembre e dalla sparizione di Jihad Makdissi, il portavoce del governo siriano. Makdissi è ora in America e sta collaborando con la Cia, che è in cerca di informazioni sulla struttura del potere a Damasco attorno al presidente Bashar el Assad, dice Martin Chulov, giornalista del Guardian che entra ed esce clandestinamente dalla Siria. Makdissi lavorava con il ministro degli Esteri, Walid al Moallem, e con il ministro dell’Informazione, Adnan Mahmoud. |
di Daniele Raineri
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