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Berlusconi ha l’ardore dell’usato insicuro, il gelido Prof. fa l’avulso
Quello
di Mario Monti e Silvio Berlusconi è un duello tra vasi non
comunicanti nei quali scorrono due egocentrismi smisurati e opposti. Due
emisferi, due caratteri, due stili che si fronteggiano senza un comune
denominatore, se non quello della koinè padana. Ma anche a questa
latitudine non c’è condivisione riconoscibile: mitteleuropeo glaciale,
il professore bocconiano, nato insubre (Varese) e proiettato verso il
decisionismo asburgico temperato dal protestantesimo berlinese; milanese
di nascita ma brianzolo per vocazione, il Cav.
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di Alessandro Giuli
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Sopravvivere
al cerchio magico ma non trovare più “la quadra”, che era prerogativa
solo del Capo. Prerogativa di sintesi interna che alla fine metteva
capo all’alleanza esterna, vincente o suicida che fosse. Ora
l’estenuante trattativa-non trattativa con il Pdl, resistenza a oltranza
o resa a distanza che sia alle pressanti offerte di Silvio Berlusconi
per tornare insieme è invece lo specchio crudele del vicolo cieco,
della quadratura impossibile, in cui la Lega di Roberto Maroni si
trova. L’incontro di fine anno con Berlusconi, per quanto Maroni avesse
mandato avanti il governativo Roberto Calderoli, è stato una fumata
nera.
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di Maurizio Crippa
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