Il voto dei creditori
La Grecia deve fare i conti con la democrazia di chi deve (davvero) sborsare i soldi. Una mappa
di Luciano Capone | 19 Luglio 2015 ore 06:18
Il ministro dell Finanze della Germania, Wolfgang Schaeuble, con il collega finlandese, Peter Kazimir (foto LaPresse)
Milano. Dopo una votazione accompagnata da contestazioni di piazza e che è costata la spaccatura di Syriza e del governo greco, Alexis Tsipras è riuscito a far passare in Parlamento con una larghissima maggioranza (229 sì e 64 no) l’accordo con l’Europa. Ma oltre al debitore votano anche i creditori e, seppure in un’atmosfera meno tesa di quella di Atene, per molti governi non sarà semplicissimo fare passare il terzo salvataggio di Atene. La prima a pronunciarsi è stata la Francia: l’Assemblea nazionale ha approvato l’accordo con un’ampia maggioranza bipartisan (anche se i repubblicani all’opposizione si sono spaccati). La Germania, il capotreno della locomotiva franco-tedesca, voterà due volte: questa mattina per dare al governo il mandato per le negoziazioni sul salvataggio e successivamente quando ci sarà da approvare il piano definitivo. Non ci sono dubbi sul voto favorevole, visto che il governo di grande coalizione ha un’ampissima maggioranza, ma Angela Merkel rischia un po’ come Tsipras di avere defezioni dell’ala dura del suo partito, soprattutto ora che la prospettiva di una futura ristrutturazione del debito greco si fa più concreta. Voterà oggi anche il Parlamento austriaco dove il piano dovrebbe passare senza particolari problemi. La situazione è molto più complicata nei paesi del nord e dell’est Europa, dove la linea nei confronti della Grecia è più radicale di quella tedesca. Una posizione complicata è quella del governo slovacco, guidato dal socialdemocratico Robert Fico, uno dei falchi anti Atene, che nel 2011 quando era all’opposizione riuscì a far cadere il governo proprio sugli aiuti alla Grecia.
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