Roberto Abraham Scaruffi

Wednesday, 1 May 2013


Feeds:
 
Articoli
 
Commenti

Scor-date: 2 maggio 1897

La polizia «suicida» un anarchico (non Giuseppe Pinelli, un altro)
dalla rivista «A» (*)   
recensione al libro «Un delitto della polizia? Morte dell’anarchico Romeo Frezzi» di Massimo Felisatti, Bompiani, Milano 1975, pp. 160, lire 2.000.
«Oggi, alle ore 17 si è suicidato, battendo la testa contro il muro, certo Frezzi Romeo di 29 anni, falegname, anarchico, trattenuto per misure di pubblica sicurezza». Così si poteva leggere sul “libro nero” della questura romana, in data 2 maggio 1897. Undici giorni prima, un giovane anarchico, Pietro Acciarrito, aveva attentato alla vita del «re buono» Umberto I, fallendo nel suo tentativo come già aveva fallito in precedenza il giovane Passanante (ma tre anni dopo Gaetano Bresci, giunto appositamente dall’America, non perderà l’occasione per vendicare le vittime della monarchia): ne era seguita la solita campagna anti-sovversiva, nelle cui maglie era stato preso anche il giovane socialista Romeo Frezzi. Nella sua abitazione i questurini avevano trovato una fotografia che riproduceva un gruppo di otto persone, una delle quali teneva in mano un grande ritratto di Barbato (un socialista che era stato alla testa del moto dei Fasci Siciliani del ’94); poiché tra gli otto vi erano anche l’anarchico Acciarrito riteneva ipso facto dimostrata la sua tesi che il mancato regicida avesse agito di concerto con altri (il che era falso). Prontamente arrestato, il Frezzi (che la questura e quindi la stampa di regime trasformarono da socialista in anarchico – ma che in effetti era socialista) veniva trattenuto nelle carceri di San Michele. Da un ballatoio di queste, undici giorni dopo, veniva “suicidato” dalle forze dell’ordine.
Nell’agile volumetto che Felisatti ha scritto sul tragico “caso Frezzi” rivivono il clima di quel periodo, la stupidità e la ferocia della polizia, il servilismo della stampa “indipendente”. Il parallelo con il “caso Pinelli” è spontaneo, immediato, tremendamente valido. Una dimostrazione in più del fatto che il Potere, pur formalmente passato in questi 80 anni attraverso continue modifiche e “progressi”, non ha mai mutato – né lo potrebbe – la sua natura intimamente criminale.

(*) Questa recensione, non firmata dunque redazionale, è ripresa da «A» 43 del novembre-dicembre 1975.
Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 2 maggio avevo ipotizzato: 1519: muore Leonardo; 1808: in Spagna nasce la «guerriglia»; 1909: trovata una cura per la sifilide; 1931: si inaugura l’Esposizione coloniale a Parigi; 196: delitto del Kkk, il colpevole (James Seale) sarà condannato dopo 43 anni; 1967; si apre il «Tribunale Russell»; 2003: sentenza contro Andreotti. E chissà, a cercare un poco, quante altre «scor-date» salterebbero fuori su ogni giorno.
Molte le firme (non abbastanza forse per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le “scor-date” o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)