IL FOGLIETTO QUOTIDIANOEdizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara | |||||||||
OGGI IN EDICOLAPRIMA PAGINALa guerra civile del mariage gayDomani a Parigi la “Manif pour tous” contro la legge. Ma la portavoce, minacciata di morte, dice che non ci sarà. L’incognita della galassia di destra Printemps français, i vescovi preoccupati e sempre più freddiJihad e toplessLa lap dance della figlia di Omar Bakri, l’imam del Londonistan che ha convertito il “macellaio”SECONDA PAGINAIl caso Tortora e il lapsus del pentito, quando il delitto perfetto non esisteEDITORIALIGli angoli bui nella pace di ObamaLa Cia più civile, i droni meno invadenti e altri surreali propositiINSERTO DEL SABATOIl cacciavite e il martello. Letta, Renzi e la sfida dagli undici metriIl profilo del divo Enrico. Il modello Trapattoni. La pacificazione. La sfida alla sinistra Rodotà. Il duello con il sindaco. Il senso della presa del potere dei quarantenni. Chi è, da dove viene e dove va il presidente del ConsiglioLa fine del Concilio - di Giuliano FerraraIl Vaticano II fu un’esplosione di problemi, di dispute, di illusioni e tormenti con la quale abbiamo convissuto, ma ora con il Curato Universale è storia chiusa
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La Germania durante questa lunga crisi dell’economia non avrà brillato per leadership e inventiva, l’architettura istituzionale dell’euro sarà pure deficitaria e gestita da capi di governo che sembrano dei “sonnambuli”, come li dipinge la copertina dell’Economist di oggi, ma l’Italia non deve cercare scuse al di là dei suoi confini. Deve aggredire i propri problemi da sola, ripensando le sue “istituzioni” e alcune sue abitudini “culturali”. In sintesi, secondo Uri Dadush, direttore del programma di Economia internazionale al Carnegie Endowment for International Peace di Washington, si tratta di ammettere che è meglio “un po’ di giungla” oggi, cioè drastiche riforme pro libero mercato qui e ora, invece che una stagnazione garantita per i prossimi anni.
Tutti in basilica. A parte il Cav., che gladiatorio e gradasso come sempre s’atteggia a Massimo Decio Meridio e scende nell’arena del Colosseo per sostenere Alemanno contro Commodo Marino – e a giusto coronamento si è piazzato sullo sfondo l’arco di Costantino: arco trionfale, si capisce, pure se “Europa” molto s’indigna e l’imperatore sbaglia: “I barbari sotto l’arco di Tito”. Quelle, casomai, erano farfalle. “Tutti al Colosseo con Berlusconi!”, recitava l’invito.