Roberto Abraham Scaruffi

Saturday 25 May 2013

IL FOGLIETTO QUOTIDIANO

Edizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara

OGGI IN EDICOLA
PRIMA PAGINA

La guerra civile del mariage gay

Domani a Parigi la “Manif pour tous” contro la legge. Ma la portavoce, minacciata di morte, dice che non ci sarà. L’incognita della galassia di destra Printemps français, i vescovi preoccupati e sempre più freddi

Jihad e topless

La lap dance della figlia di Omar Bakri, l’imam del Londonistan che ha convertito il “macellaio”
SECONDA PAGINA

Il caso Tortora e il lapsus del pentito, quando il delitto perfetto non esiste

EDITORIALI

Gli angoli bui nella pace di Obama

La Cia più civile, i droni meno invadenti e altri surreali propositi
INSERTO DEL SABATO

Il cacciavite e il martello. Letta, Renzi e la sfida dagli undici metri

Il profilo del divo Enrico. Il modello Trapattoni. La pacificazione. La sfida alla sinistra Rodotà. Il duello con il sindaco. Il senso della presa del potere dei quarantenni. Chi è, da dove viene e dove va il presidente del Consiglio

La fine del Concilio - di Giuliano Ferrara

Il Vaticano II fu un’esplosione di problemi, di dispute, di illusioni e tormenti con la quale abbiamo convissuto, ma ora con il Curato Universale è storia chiusa
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OGGI ONLINE
Datti una mossa, Italia

Basta lagna, e avanti con quel po’ di “giungla mercatista” che vi serve

Roma deve risolvere i suoi problemi da sola, e guardare ben oltre Berlino. Parla Dadush, Carnegie Endowment
La Germania durante questa lunga crisi dell’economia non avrà brillato per leadership e inventiva, l’architettura istituzionale dell’euro sarà pure deficitaria e gestita da capi di governo che sembrano dei “sonnambuli”, come li dipinge la copertina dell’Economist di oggi, ma l’Italia non deve cercare scuse al di là dei suoi confini. Deve aggredire i propri problemi da sola, ripensando le sue “istituzioni” e alcune sue abitudini “culturali”. In sintesi, secondo Uri Dadush, direttore del programma di Economia internazionale al Carnegie Endowment for International Peace di Washington, si tratta di ammettere che è meglio “un po’ di giungla” oggi, cioè drastiche riforme pro libero mercato qui e ora, invece che una stagnazione garantita per i prossimi anni.
di Marco Valerio Lo Prete

Il Cav. gladiatore e il giro delle sette basiliche degli speranzosi

Alemanno al Colosseo, Marino a San Giovanni e “Arfio” a San Paolo. Cambia la piazza ma non lo schema nell’Urbe senz’autobus
Tutti in basilica. A parte il Cav., che gladiatorio e gradasso come sempre s’atteggia a Massimo Decio Meridio e scende nell’arena del Colosseo per sostenere Alemanno contro Commodo Marino – e a giusto coronamento si è piazzato sullo sfondo l’arco di Costantino: arco trionfale, si capisce, pure se “Europa” molto s’indigna e l’imperatore sbaglia: “I barbari sotto l’arco di Tito”. Quelle, casomai, erano farfalle. “Tutti al Colosseo con Berlusconi!”, recitava l’invito.
Rizzini La piazza insicura che attende Grillo per la terza volta
di Stefano Di Michele