Roberto Abraham Scaruffi

Saturday 4 May 2013

IL FOGLIETTO QUOTIDIANO

Edizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara

OGGI IN EDICOLA
PRIMA PAGINA

Un tour nelle fabbriche dell’aborto è un colpo duro contro Obama

Un’attivista con telecamera nascosta registra menzogne, promesse di infanticidio e altre “disumanità”

Adelphi redenti

Quel dissolutore di Calasso ha spaventato le Br e i cattocomplottisti e s’è infine disciolto nella normalità
SECONDA PAGINA

Disperazione della setta e altre scene di impasse a Cinque stelle

di Marianna Rizzini
ANALISI

Indignazione, l’emozione delle classi medie che amano punire

Come nasce e che conseguenze nefaste ha l’ideologia collettiva del risentimento. Un vecchio saggio, attuale
EDITORIALI

Il garante della conservazione

Rodotà s’inventa nemico della Convenzione. Senza ragioni logiche
INSERTI

La mano visibile

Lezioni di economia statalista (prima del declino). Cuccia ricorda Menichella, Mattioli raccomanda a Togliatti la “sana finanza”
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Il patto politico e l’ammuina sociale

La coalizione fallirà se non agirà nel segno della “verità sovversiva”
In prima pagina Marco Valerio Lo Prete racconta per i lettori del Foglio la tipica storia italiana che parla di stagnazione e di rassegnazione: la Cgil, con la complicità degli altri sindacati, della Confindustria, del sistema dei media e del povero governo Monti in carica per gli affari correnti, è riuscita qualche giorno fa a firmare il patto sulla produttività – una delle poche pietruzze di riforma strutturale che Camusso aveva rigettato con sdegno: soldi in cambio di più e miglior lavoro – e lo ha trasformato surrettiziamente in una volgare ammuina (quello che sta dietro va davanti, quello che sta in alto va in basso, e tutti hanno da muoversi per restare impassibilmente fermi).
di Giuliano Ferrara

La red line applicata ai morti

In Siria ci sono più di 70 mila vittime, ma il numero non rileva. Contano i metodi che il regime di Assad utilizza per sterminare il suo popolo. Anzi, nemmeno quelli
Lo chiamano il fiume della morte, dalle sue acque ormai emergono soltanto cadaveri. Tanti cadaveri. Di solito hanno le mani legate dietro la schiena, la bocca tappata dal nastro adesivo, il volto sfigurato dai colpi di pistola. Di solito sono corpi di ragazzi e di ragazze, perché questo è il Queiq River, il fiume che attraversa Aleppo, quella meraviglia di città che sta nel nord della Siria, dove fino a ieri si andava a studiare perché ha università rinomate, e che una volta era l’ultima tappa della via della seta, prima che la costruzione del canale di Suez rivoluzionasse le vie di trasporto e condannasse Aleppo a un’allegra solitudine. Negli anni Sessanta il Queiq divenne secco, perché i turchi, che stanno poco più a nord, s’inventarono dei progetti di irrigazione che prosciugarono il fiume, e ancora oggi gli agricoltori di questa regione non li hanno perdonati, digrignano i denti al solo menzionarli, pure se oggi l’acqua c’è, è stata presa dall’Eufrate, e il verde è tornato.
Raineri Perché adesso le armi chimiche ci fanno più paura di 70 mila siriani uccisi
di Paola Peduzzi