Roberto Abraham Scaruffi

Sunday 5 May 2013

IL FOGLIETTO QUOTIDIANO

Edizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara

IL FOGLIANTE
Stefano Di Michele
Stefano Di MicheleDiplomato in ragioneria, però con il minimo dei voti. Prima del Foglio, è stato per molti anni all’Unità. Ha studiato (con profitto) dalla suore, dove ha frequentato l’asilo e le elementari. E’ stato iscritto (non pentito) al Pci. Gli piace oziare, avere del tempo da perdere, leggere libri sui bizantini. Non viaggia, non sa l’inglese, non ha un blog, non capisce di calcio, non sa suonare nessun strumento musicale, non ha la patente. Ama appassionatamente i gatti, i papaveri e i cocomeri. Ne ha due (di gatti): Borges e Camilla. Detesta i cacciatori, la gente con la pelliccia, i toreri, i cristiani rinati (se non è venuta buona la prima ci sarà un motivo) e i Suv. Adora Elias Canetti, Borges (gatto e poeta), Brunella Gasperini, Pessoa, la Yourcenar, Cèchov, Kavafis, il suono della fisarmonica, il tenente Colombo, le strisce di Mafalda e andare la sera – a sentir racconti e a raccontare – dar filettaro. Da credente, è convinto che ci sia qualcosa di miracoloso e divino negli animali, negli alberi e nei versi di Emily Dickinson. In generale si fida della polizia, dei preti (a volte) e dei vecchi comunisti.
IL MEGLIO DELLA SETTIMANA
30 aprile 2013

Minimalismo d’eccezione

Il premier Enrico Letta sembrava ieri convinto del tratto distintivo del discorso di Napolitano alle Camere, battesimo sostanziale e formale del suo governo, quando ha alluso al carattere “sovversivo” della verità, e sarebbe stato meglio dire del riconoscimento della realtà. Mi sarei aspettato la sovversione o almeno qualcosa di simile al trauma dei primi mesi del governo Monti, e invece è arrivato un discorso corretto, da approvare come atto politico intelligente nelle condizioni date, ma fluviale (sempre segno di debolezza) e reticente quanto all’essenziale.
di Giuliano Ferrara
1 maggio 2013

Perché l’amnistia culturale è virtualmente impossibile tra forze abbrutite (oops) e degradate (oops, oops)

Destra e sinistra non sono uguali perché la prima è popolo senza cultura mentre l’altra, fatta tutta di cultura, non ha più un popolo. Nelle loro identità distinte “sono due diverse idee dell’Italia” ma se nell’arco del ventennio di Silvio Berlusconi la sinistra ha trovato la propria strategia nella funzione antiberlusconiana, dunque con un’idea chiara, la destra non esiste affatto proprio perché è solo una vicenda che riguarda Berlusconi e basta più. E dunque senza nessuna idea. L’Italia che oggi s’inghiotte Berlusconi – inteso come anomalia, “l’illegalità di stato” – è quella pacificata nella “deforme coerenza” di un governo, il primo sinistra-destra nella storia della Repubblica italiana
di Pietrangelo Buttafuoco
1 maggio 2013

Tecnocrazia demo-dissimulata

Inutile lasciarsi ingannare dai toni da finimondo della campagna elettorale, o dalle attuali rivendicazioni di protagonismo dei dirigenti di partito: “La grande coalizione che sostiene il governo di Enrico Letta è una versione ‘soft’ di uno spazio depoliticizzato – dice al Foglio il politologo e giornalista americano Nathan Gardels – I vari partiti hanno smussato i loro spigoli più partigiani nel nome del compromesso e dell’interesse generale”. Gardels – citato più volte nel libro che Mario Monti aveva scritto l’anno scorso mentre era a Palazzo Chigi, insieme all’europarlamentare francese Sylvie Goulard, intitolato “La democrazia in Europa” (Rizzoli) – è un teorico della democrazia elitaria, cioè della necessità di innervare di competenza e organismi tecnocratici i nostri regimi politici, in modo da non lasciarli arenare nella faziosità e nella partigianeria.
di Marco Valerio Lo Prete