Roberto Abraham Scaruffi

Wednesday 22 May 2013

La newsletter di Fuoriluogo
Anno XII - Nuova serie, Numero 16
22/05/2013
In questo numero
Fra i tanti appuntamenti di questi giorni vi segnaliamo il prossimo 20 giugno a Firenze la presentazione pubblica del Workshop "Innovative cocaine and multi drug abuse prevention" a cura di Forum Droghe, Transnational Institute, International Drug Policy Consortium, De Diogenis Association. L'iniziativa è nell'ambito del Progetto “New Approaches in Drug Policy & Interventions” - NADP finanziato dall'Unione Europea e dalla Società della Ragione.

In copertina

Spot di Ascanio Celestini a sostegno delle 3 leggi per la Giustizia e i Diritti

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Dall'attore un appello a firmare le proposte di iniziativa popolare per l'introduzione del reato di tortura, le legalità nelle carceri e la modifica della legge sulle droghe.
Guarda lo spot sul blog di fuoriluogo.it.
Vai al sito delle 3leggi: www.3leggi.it

In Primo Piano

Un abbraccio a Don Gallo

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Forum Droghe e la redazione di Fuoriluogo si uniscono in un immenso abbraccio a Don Andrea Gallo e agli amici della comunità di San Benedetto al Porto.

Epilogo (o forse no) della lunga vicenda della Comunità di Città della Pieve

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Stefano Regio racconta il passaggio di consegne della Comunità di Città della Pieve

La parola alla Corte Costituzionale

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In occasione della terza Udienza presso il Tribunale di Tolmezzo del processo contro Rototom, la Società della Ragione Onlus ha presentato a Udine le motivazioni dell'incostituzionalità della legge Fini-Giovanardi sulle droghe.
Ascolta la registrazione dell'incontro, da radioradicale.
Scarica il dossier con lo schema di questione di legittimità costituzionale (dal sito de La Società della Ragione).
Perchè la Fini-Giovanardi è incostituzionale. Intervento di Luigi Saraceni al convegno "Lotta alla Droga. I danni collaterali" (Udine 1 giugno 2012, dal sito della Società della Ragione)

Alfano scalza Kyenge? Scontro sulle droghe

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Polemiche sull'ipotesi di assegnare al ministro dell'Interno la delega sulle tossicodipendenze. Più di un terzo dei detenuti è in carcere per violazione della legge Fini-Giovanardi, l'ultima vera Conferenza nazionale risale al 2001. E il governissimo di Letta che fa? (Da il Manifesto)

I Garanti al Governo: la droga non è questione di ordine pubblico

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La delega sulle politiche sulle droghe in bilico fra Ministero alle politiche sociali e Ministero dell'Interno: intervengono i Garanti dei diritti dei detenuti.

Lo scippo di Città della Pieve

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Conferenza stampa della Coop. Il Cammino e del CNCA Lazio, Mercoledì 15 Maggio 2013 alle ore 12.00 c/o Cesv in via Liberiana, 17 a Roma.

Cannabis terapeutica. Non bastasse il DPA, ora ci si mette pure l'AIFA...

I Pazienti Impazienti Cannabis (P.I.C.) intervengono sulla decisione dell'AIFA sui farmaci a base di cannabis.

Nota a Margine

Siamo alle solite

Gustavo Spinelli commenta l'ennesima campagna del DPA, stavolta contro le ludopatie.
Si  è svolto qualche giorno fa a Roma un convegno organizzato dalla Codacons sul tema delle ludopatie a cui ha partecipato anche il nostro capo Dipartimento Politiche Antidroga, il dott. Giovanni Serpelloni, forte della recente pubblicazione “Gambling” ad opera del suo Dipartimento  e anche dell’accordo con L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per l’istituzione di un Osservatorio sui rischi della dipendenza da gioco, di cui il DPA ha il coordinamento tecnico scientifico.
Cosa ha detto Serpelloni al convegno Codacons?
"Quattro anni fa abbiamo inserito il gambling nel piano d’azione nazionale del dipartimento (e questo è vero). Noi ci occupiamo di tutte le dipendenze, perché pensiamo che la base neurofisiologica sia sempre quella (domanda: perché se si scoprisse che è diversa non ce ne occuperemmo?). La prossima settimana lanceremo un sito del dipartimento che contiene una pubblicazione scientifica gratuita e informazioni sulla prevenzione del gambling" (noo!!! Un altro sitoooo???). "Le neuroscienze possono aiutarci in questo senso. Il tutto rientra in un accordo intergovernativo con gli Usa, che ha un fortissimo interesse su tutte le dipendenze, per sviluppare ulteriori ricerche" (noo!!! Laser terapia o stimolazione magnetica transcranica per tutti??? Noo!!! E chi offre?  il NIDA… c’è da scommetterci!!!).
Insomma ormai l’abbiamo capito, le mosse di Serpelloni sono prevedibili perché sono sempre le stesse. Innanzitutto la pubblicazione sullo specifico tema, poi un sito internet sempre sullo specifico tema e poi? Quali potrebbero essere le prossime azioni? Ma è evidente, il nostro Joker volerà a spese nostre in Europa o in America proponendo nelle sedi opportune, una risoluzione firmata in sede europea o in ambito ONU, in cui tutte le nazioni coinvolte o partecipanti si impegneranno solennemente a combattere il gioco d’azzardo, a cui seguirà l’ennesima e inevitabile conferenza stampa per magnificare di fronte la stampa nazionale l’importante risultato ottenuto dal DPA nostrano. Poi, visto che adesso i paesi arabi stanno dimostrando grande interesse “ per il modello italiano e sulla strategia generale, di prevenzione trattamento e recupero “ e in modo particolare  “sulla struttura di coordinamento interministeriale come quella del DPA che fa da collante tra tutti i ministeri in materia di droga” potremmo coinvolgere anche loro nel contrasto delle ludopatie perché, anche se probabilmente non sanno bene cosa sono, non si mai... prevenire è meglio che curare, o no?
Già me li vedo ben posizionati nelle oasi sub sahariane eleganti espositori pieni di flyer e brochure altrettanto eleganti e sorridenti, con vistose scritte, opportunamente tradotte in arabo, che mettono in guardia affaticati beduini e sospettosi tuareg dai rischi del gioco d’azzardo soprattutto slot machine e poker online. A proposito già che ci siamo, siccome uno dei più grossi problemi del mondo arabo è la diffusione della cannabis, soprattutto fra i giovani (ovviamente!!!) perché non mettere accanto agli espositori sulle ludopatie anche altrettanti espositori con tutta la campagna sulla diagnosi precoce? I materiali li abbiamo già,  quelli della campagna “Non è mai troppo presto” o “E’ meglio vederci chiaro subito” basta tradurli in arabo, così i solazzati cammellieri, mentre i loro stanchi cammelli piegati sulle pozze d’acqua riempiono avidamente le preziose gobbe, possono documentarsi, possono vederci chiaro, agire prima, così quando tornano a casa possono proporre drugs test a tutti i figli, anzi no solo ai minorenni.
Ma torniamo alle ludopatie, di cui si fa un gran parlare. Il problema è sicuramente serio, ma va detto che gli italiani hanno sempre giocato. Ricordo mio padre che ogni fine settimana giocava la sua schedina al totocalcio, non ha mai vinto niente, ma lui ci provava sempre, era anche penso, il suo modo per manifestare il suo amore per il calcio, a cui seguivano il lunedì lunghe discussioni con i colleghi dell’officina in cui ha lavorato una vita. Qual è il problema oggi? La crisi? Certo questo spinge a cercare il colpo di fortuna, ma il vero problema è il proliferare insensato di sale da gioco e il posizionamento a tappeto di slot machine ormai in ogni luogo di intrattenimento. Andrebbero chiuse punto e basta. Perché? Perché rovinano le persone punto e basta. Tempo fa si erano levate voci inorridite sull’ipotesi di aprire sale dove somministrare eroina sotto controllo medico, sembrava una resa all’inevitabile dilagare della droga e all’accettazione rassegnata della distruzione individuale e sociale. Cosa sono queste sale gioco? Un luogo di innocente passatempo o un luogo di rassegnata distruzione individuale e sociale?
Inoltre al di là delle raffinate pubblicazioni, dei colorati siti internet e degli eleganti espositori, chi dovrebbe prendersi cura delle decine di migliaia di vittime del gioco d’azzardo? Avanziamo un’ipotesi? I soliti sgarruppati, i soliti decimati, i soliti abbandonati, insomma i soliti ...Sert?
Gustavo Spinelli

La rubrica su FL sul Manifesto

Droghe, lo strappo delle Americhe

Salvina Rissa scrive per la rubrica di Fuoriluogo sul Manifesto del 22 maggio 2013. Il dossier Cambio di passo in America latina su www.fuoriluogo.it.
scenario.pngUna svolta storica. Non si può definire altro che così la presentazione ufficiale, il 17 maggio, dei due rapporti sulle droghe dell’Organizzazione degli Stati Americani (Oas), che vede riuniti gli stati del Sud e del Nord America: mentre il primo è un documento analitico sui diversi aspetti del problema droga, il secondo, Scenarios for the drug problem in the Americas 2013-2025, disegna le possibili scelte politiche, a livello nazionale e internazionale. Per la prima volta, in seno ad un organismo interstatuale di tale rilievo, viene alla luce l’ipotesi di una modifica radicale del regime internazionale delle droghe basato sulla proibizione. Nel rapporto si afferma infatti che una delle opzioni è “il cambiamento delle legislazioni nazionali o dei trattati internazionali”. In particolare, “vanno valutati i segnali e le tendenze presenti che vanno verso la decriminalizzazione o la legalizzazione della produzione, vendita e consumo della marijuana”. “Presto o tardi-così si conclude- bisognerà prendere delle decisioni in merito”.
Alcuni dei segnali di cui si parla provengono dagli Stati Uniti stessi, la roccaforte del proibizionismo: i referendum popolari in Colorado e Washington hanno deciso per la regolazione legale della vendita e dell’uso di marijuana: un passo ancora più definitivo rispetto ai precedenti referendum che hanno istituito in ben diciotto stati la depenalizzazione dell’uso terapeutico della marijuana; un vero imbarazzo per l’amministrazione federale, che potrebbe assistere in due dei suoi stati alla concessione di licenze per piantagioni di marijuana e coffeeshops. Sarebbe difficile per il governo chiudere un occhio, ma altrettanto difficile andare contro la sovranità di uno stato e del suo popolo.
Se negli Stati Uniti cresce l’impopolarità della guerra alla droga, specie sotto l’aspetto degli enormi costi economici (20 miliardi di dollari del contribuente americano spesi in dieci anni in America Latina); nel Sud America l’insofferenza verso questa guerra inutile e deleteria si manifesta anche negli alti livelli politici.
Come scriveva a suo tempo Amira Armenta (Manifesto, 13 giugno 2012), lo strappo decisivo è avvenuto nell’aprile dello scorso anno, alla riunione annuale di Cartagena dei capi di stato dell’Oas: per la prima volta la maggioranza dei paesi americani ha apertamente criticato il regime di proibizione internazionale sostenuto dagli Stati Uniti. Fino ad allora, stante lo schiacciante squilibrio nei rapporti di forza, i paesi produttori avevano tutt’al più osato fumose formule come la “richiesta di responsabilità condivisa con i consumatori”. Il che aveva permesso agli Stati Uniti di impedire che neppure venisse nominata una qualsiasi opzione alternativa alla proibizione. Così, il processo di verifica del piano decennale antidroga dell’Onu del 1998 (Ungass 2009) si era risolto in una farsa, utile solo a riconfermare l’intangibilità del regime proibizionista.
Poi la musica è cambiata. La Bolivia ha vinto la battaglia per il riconoscimento internazionale della legalità della foglia di coca, sancita dalla costituzione boliviana: stabilendo di fatto il principio che i trattati internazionali devono riconoscere la supremazia della volontà dei popoli e degli ordinamenti nazionali. Il presidente dell’Uruguay, Jose Mujica, sta spingendo per la legalizzazione della marijuana e pensa alla coltivazione e alla vendita gestite direttamente dallo stato.
Il “cambio di passo” è già una realtà. Finalmente, molti governanti riconoscono che le alternative alla proibizione esistono, e che sono praticabili. L’antiproibizionismo non è più un’eresia dei “fautori della droga”, ma l’orizzonte politico, pragmatico e umanitario, del ventunesimo secolo.

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