MoviSol -
Movimento
Internazionale per i Diritti Civili - Solidarietà
Newsletter n.
34/2011
Vertice di Parigi: dal governo economico europeo alla
dittatura
Il giorno dopo il vertice tra la Cancelliera Angela Merkel e il
Presidente Nicolas Sarkozy, tenutosi a Parigi il 16 agosto, Helga Zepp-LaRouche,
presidente di Movisol tedesco, ha commentato l'annuncio del "governo economico"
dell'UE fatto dai due leader, dicendo: "È scandaloso, non è più democrazia!".
Secondo la signora LaRouche, questa decisione va contro la Costituzione tedesca
e perfino contro il Trattato di Lisbona. Qualsiasi iniziativa verso un governo
europeo, come lo è quest'ultima, richiederebbe un cambiamento della Costituzione
tedesca che, a sua volta, richiederebbe un referendum.
E chi sono la Merkel e Sarkozy? "Non rappresentano mica tutti
gli altri governi europei. Quindi quando annunciano di aver stabilito un governo
europeo, come se fosse un fait accompli, questo è totalmente
anticostituzionale! E antidemocratico".
Attualmente, i governi e le principali istituzioni in Europa
sono totalmente alienati dalla popolazione, prosegue la signora LaRouche. Basti
guardare al fenomeno degli "Indignados" e di coloro che simpatizzano con essi, i
quali protestano contro la politica liberista che implica un'austerità feroce
per le popolazioni.
Prima di adottare il Trattato di Lisbona, Sarkozy istruì i
membri del Parlamento Europeo dicendo loro che andava evitato ogni referendum
popolare perché avrebbe respinto il trattato. "Quindi cercano di imporre tutto
questo dall'alto, sempre, con l'argomentazione che c'è l'emergenza e che i
mercati impazziranno se non lo faremo".
È lo stesso argomento sviluppato da Carl Schmitt, il giurista
che scrisse l'Ermaechtigungsgesetz (le leggi per i pieni poteri) dei
nazisti, e secondo il quale un leader ha veri poteri solo in un'emergenza.
Perché durante un'emergenza si possono prendere misure "che non verrebbero
normalmente approvate con mezzi parlamentari o democratici. Quindi se si guarda
a tutti i passi del processo dell'Euro, e della politica dei salvataggi bancari,
si dice sempre: "Oh, c'è un'emergenza, i mercati vanno rassicurati, dobbiamo
prendere una decisione. Tra due minuti aprono i mercati asiatici, dobbiamo
approvare queste misure". C'è un metodo dietro tutto questo!
"La strada che stiamo prendendo è folle, e queste persone o
sono dei veri e propri idioti, o sono malvagi. Se guardiamo a questi personaggi,
Barroso, van Rompuy, Olli Rehn, sono dei tecnocrati servi di un impero. Perché
mai un governo nazionale dovrebbe capitolare di fronte a una politica che è
chiaramente contro gli interessi nazionali di ciascun paese"
Il gap tra la classe politica e la popolazione condurrà
"a un cambiamento pacifico oppure a una terribile catastrofe. Il pericolo è
quello che abbiamo visto con le rivolte in Gran Bretagna: c'è il pericolo di
un'esplosione giacobina in tutta Europa, non c'è alcun dubbio. E naturalmente è
alto anche il pericolo di provocazioni". È giunta l'ora di mettere fine a questa
follia, ha concluso la signora LaRouche. Non abbiamo tempo da perdere".
Anche Liliana Gorini, presidente del Movimento Solidarietà, ha
denunciato in un'intervista al "LaRouche Show" ed in un appello al Parlamento
pubblicato sul sito movisol.org la decisione di includere il pareggio di bilancio
nella Costituzione Italiana, decisione presa a seguito delle esplicite pressioni
e ricatti del capo della BCE Jean-Claude Trichet e del governatore Mario Draghi.
"L'articolo 1 della Costituzione italiana recita: 'L'Italia è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione'. Con la loro lettera al
governo italiano, ed il ricatto esplicito a non sostenere i nostri titoli di
Stato se non avessimo incluso il pareggio di bilancio nella Costituzione,
Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, attuale e futuro capo della BCE, hanno
infranto i fondamenti stessi della sovranità sancita dalla nostra Costituzione.
E forse era questo lo scopo dell'attacco mirato ai nostri titoli di stato, da
parte degli stessi hedge fund speculativi che la Banca Centrale Europea sostiene
a spada tratta, e che sono i primi beneficiari del Fondo Europeo di Stabilità
Finanziaria", afferma l'appello di MoviSol.
Le voci anti-euro acquistano visibilità
Mentre l'UE scivola verso un sistema dittatoriale, le voci
dissidenti rimangono minoritarie ma riscuotono maggior attenzione. I professori
Wilhelm Hankel in Germania e Paolo Savona in Italia sono due rare eccezioni
nella professione economica per aver denunciato la follia di aver creato una
moneta sovrannazionale senza un governo dietro di essa.
Il 17 agosto il prof. Hankel è stato invitato a partecipare ad
una discussione sugli Eurobond alla stazione radio Deutschlandfunk. Egli
ha colto l'occasione per esporre agli ascoltatori quanto è avvenuto all'udienza
della Corte Costituzionale, dove i giudici hanno implicitamente respinto le
motivazioni di "emergenza" per giustificare l'aumento dei poteri dell'UE.
In un articolo pubblicato il 20 agosto sulla Junge
Freiheit, Hankel ha ammonito che le politiche UE e in particolare gli
Eurobond porteranno a esplosioni sociali anche in Germania. Questi moniti hanno
sicuramente impressionato i lettori nel momento in cui a Berlino, dalla metà di
agosto, vengono bruciate automobili ogni notte, in un evidente atto di
emulazione dei disordini di Londra da parte di gruppi anarchici.
"L'Euro non può essere salvato né dai tete-a-tete
confidenziali" tra Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, "né da una nuova Wunderwaffe
chiamata 'eurobonds'", scrive Hankel. "Come possono i politici credere
seriamente che il super-indebitamento può essere perennemente curato con debiti
a buon mercato? Come possono presumere gli esperti, dopo l'amara esperienza
della crisi finanziaria e bancaria, che ci sia un mercato ¬in grado di assorbire
carta (senza valore) sostenuta solo da titoli spazzatura di stati europei
minacciati di insolvenza, accontentandosi di tassi 'tedeschi'? Chiunque compri
quella carta può farci subito una croce sopra".
L'unione dei trasferimenti non solo ucciderà l'euro, scrive
Hankel, ma "aprirà la porta a disordini sociali e a rivolte giovanili come a
Londra, Atene o Madrid (.) L'Europa deve decidere se affondare nel doppio
pericolo del denaro e della società instabile con politici incompetenti - o se
debba cercare politici che impediscano entrambi i pericoli con una moneta
stabile".
In Italia, mentre l'intera classe politica è ossessionata dalla
psicosi di obbedire alla BCE per evitare che i mercati puniscano il paese, il
prof. Paolo Savona, capo del fondo interbancario di garanzia dei depositi,
sembra aver mantenuto il sangue freddo. Il 18 agosto, Savona ha scritto su Il
Foglio che l'Italia ha bisogno di un Piano B - per l'uscita dall'euro - nel
caso che il Piano A fallisca.
"Tempo addietro - scrive Savona - fui criticato perché proposi
di elaborare per tempo - e insisto che queste cose vanno preparate prima e non
sanate dopo affannosamente - un Piano A, composto dalle decisioni da prendere
per stare nell'euro, e un Piano B, composto dalle scelte da fare per uscirne
ordinatamente. Ho sempre sperato che il paese avesse un Piano A solido e
condiviso, ma ho anche sempre avuto il timore che alla fine avremmo dovuto
ricorrere al Piano B, perché gli accordi europei muovono in direzione contraria
allo sviluppo. Meglio affrontare una crisi pilotata con tutti gli strumenti a
disposizione - ivi inclusa la creazione monetaria, i tassi dell'interesse e il
cambio - piuttosto che essere oggetto di commissariamento europeo, che non ha
tutti i crismi della solidarietà democratica".
Le politiche imposte dalla UE e dalla BCE per pareggiare il
bilancio "sono deflazionistiche, ossia fanno cadere la crescita, aggravando il
problema". L'origine del problema è stato il fare affidamento sul capitalismo
per prendere decisioni, "un compito che spetta ai consessi democratici". Le
agenzie di rating e le grandi banche globali "impongono la loro volontà ai
governi, i quali finiscono con il seguirne le indicazioni. Fine della
democrazia: i ricchi più ricchi e i poveri più poveri".
In precedenza, l'ex ministro Giuseppe Guarino unico
costituzionalista italiano ad opporsi al Trattato di Lisbona, ha denunciato sul
Corriere della Sera il fatto che nel ventennio seguito all'accordo di
Maastricht, la politica di bilancio europea è fallita. In un'intervista al
Corriere della Sera il 15 agosto, Guarino ha bocciato l'ultima manovra
del governo. "Questa misure fiaccano consumi già modesti, congelano lo sviluppo,
L'Italia non può crescere solo con le esportazioni, una frazione di quella
frazione del PIL che è l'industria".
In Italia, negli anni Ottanta, "il debito pubblico cresceva, ma
era in mano agli italiani che reimpiegavano in patria gli interessi ricevuti. E
anche l'economia cresceva. Oggi metà del debito pubblico è in mani estere". Se
il costo di rifinanziamento del debito è superiore o pari alla crescita del PIL,
questo causa una fuoriuscita di capitali costante.
"Italia, Francia e Germania si sono sviluppate per oltre 30
anni grazie al Trattato di Roma, che non liberalizza i mercati finanziari ma
stabilisce la concorrenza tra i produttori di merci nel mercato comunitario.
L'aggettivo conta. Si dice comunitario perché lascia agli Stati le decisioni
senza effetti transfrontalieri. L'Italia della CEE è la stessa delle
Partecipazioni statali. Con il Trattato di Maastricht il mercato comunitario
diventa unico e interno, salta la libertà d'iniziativa dei governi in patria e
si sdoganano i flussi dei capitali dentro il mercato unico e tra questo e il
resto del mondo. Di per sé non sarebbe un errore, ma lo diventa se chi
liberalizza si lega le mani con schemi fissi in un mondo nel quale tutti gli
altri - dagli USA alla Cina - si tengono le mani libere".
L'aver stabilito i vincoli di deficit e bilancio "ci hanno reso
ingessati e prevedibili, esponendo la moneta unica alla speculazione".
I leader neri ora sono contro Obama, dice la congressista
Maxine Waters
La popolarità di Obama è scesa ai minimi storici dopo
l'approvazione della legge sul tetto del debito e il Super-Congresso il 2
agosto, e ancor di più dopo il suo tour del Midwest per promuovere i "posti di
lavoro verdi" prima di andarsene in vacanza sull'isola di Martha's Vineyard. Un
sondaggio Gallup del 18 agosto dimostra che il tasso di approvazione del suo
operato sull'economia è sceso al 26%.
Mentre il Presidente parla di creare posti di lavoro, il Black
Caucus, il gruppo nero al Congresso, ha organizzato fiere per il lavoro nelle
principali città, a cui il Presidente si è rifiutato di partecipare. Non
sorprende che la comunità afro-americana sia in rivolta per il tradimento del
Presidente. Il senso di frustrazione degli elettori di colore è stato espresso
dalla congressista democratica Maxine Waters, uno dei pilastri della comunità di
colore. Durante una di queste fiere del lavoro a Detroit il 16 agosto ha
invitato la folla a "scatenarsi" per indurre Obama a fare qualcosa. "Siamo
stanchi, noi tutti" ha detto; "La disoccupazione è a livelli spropositati". Ha
chiesto alla folla il permesso di parlare col Presidente e dirgli quello che
pensano. La folla ha risposto "Fai pure!".
La Waters è uno dei 66 democratici che hanno votato contro
l'infame legge sul tetto del debito il 1 agosto, a causa dei tagli draconiani ai
programmi sociali che essa prevede, pur non aumentando le tasse per i ricchi. Ha
ripetuto lo stesso messaggio alla fiera per il lavoro di Atlanta il 18 agosto,
dove è stata quasi sommersa da 5.000-6.000 disoccupati, alcuni in fila da tutta
la notte per entrare e presentare il loro curriculum vitae nella speranza di
trovare un posto di lavoro.
Due personalità molto popolari nella comunità afro-americana,
il Prof. Cornel West di Princeton e il conduttore televisivo Tavis Smiley, hanno
concluso recentemente un tour di 18 città denunciando il Presidente Obama perché
ignora i bisogni dei poveri. E in un articolo intitolato "L'America nera si
risveglia da un incubo", il direttore esecutivo del Black Agenda Report rileva
che Obama è passato dall'essere "la grande speranza nera" ad essere "il grande
traditore nero".
Oltre alle minoranze, il movimento sindacale è ancor più
critico di quello di colore nei confronti dei favori che Obama continua a fare a
Wall Street. Il sindacato IAM, che conta 650.000 iscritti, ha annunciato che
boicotterà la Convention democratica a Charlotte, in North Carolina, perché lo
stato è tra i più anti-sindacali del paese. Tutto sta ad indicare che anche la
confederazione sindacale AFL-CIO, la stessa che ha espresso il suo sostegno alla
legge Glass-Steagall la scorsa settimana, farà lo stesso.
Indicative sono anche le dichiarazioni del parlamentare
democratico dell'Oregon De Fazio, che ha dichiarato alla TV locale KGW
che in sei incontri con la cittadinanza a cui aveva partecipato non ha trovato
alcun sostegno per Obama. "Mi sa che la parola lotta non rientra nel suo
vocabolario. Quando era candidato aveva promesso di far pagare le tasse ai
ricchi che guadagnano più di 250.000 dollari". Ma poi, per raggiungere il
compromesso sul tetto del debito, ha fatto concessioni ai repubblicani".
I "progressisti" che finora sostenevano Obama ora insistono
sulla necessità di presentare un candidato alternativo alle primarie
democratiche del 2012, e una mozione in questo senso è stata approvata
all'inizio del mese alla Convention della California. Era stata presentata dal
Progressive Caucus. Il gruppo di Obama si è così infuriato per la mozione che si
è rifiutato, in modo del tutto non democratico, di certificare il Progressive
Caucus.
Tutte queste iniziative, benché importanti, giungono troppo
tardi e sono troppi timide. L'unica soluzione è che Obama lasci la Casa Bianca
adesso.