il Blog di Daniele Barbieri & altr*
"Per conquistare un futuro bisogna prima sognarlo" (Marge Piercy)
Scor-data: 24 aprile 1970
23 aprile 2013 di DB
Il papa “contestato” alla periferia di Cagliari e le balle mediatiche che fecero (e fanno) il giro del mondo
di d. b. (*)
Se digitate in rete «Paolo VI sant’Elia» (o voci simili) troverete molti rimandi al papa «preso a sassate». Invenzioni poliziesche e giornalistiche. La storia fu assai diversa e io oggi ne recupero un bello spicchio. Lasciando la parola ad Antonio – ma per tutte/i è Antonello – Pabis (non è stata una gran fatica rintracciarlo, è un amico; però in tanti anni questa vicenda non me l’aveva raccontata) che quel giorno era lì, fu arrestato, tenuto in carcere per 7 mesi e poi del tutto prosciolto. (db)
Ricordo bene. Avevo 23 anni ma in un certo senso ero più “piccolo” della mia età: appena sbarcato a Cagliari dalla montagna, lavoravo ma andavo alle serali perché non avevo finito la scuola.
Ben prima dell’arrivo del papa, al quartiere sant’Elia, è attivo «Dioniso», un gruppo teatrale che si definisce anarchico: attività sociali e culturali nel quartiere, nulla di “bombarolo” come forse immaginano i poliziotti.
Il papa arriva in un quartiere che muore di abbandono e, come sempre in questi casi, spendendo – in coreografie, vigilanza ecc – molti milioni (anche delle istituzioni sarde): non tutti gradiscono tanto spreco.
Un’altra premessa. Per capire cosa davvero accade il 24 bisogna tener presente che qualche giorno prima la polizia sequestra, senza verbali dunque in modo irregolare, al gruppo Dioniso un megafono: era stato usato in quartiere (anche in comizi volanti, mi pare) ma non funzionava più; come si vedrà anche in sede processuale, ironizzando sull’efficienza delle forze dell’ordine.
Il gruppo Dioniso è di continentali (forse toscani, non ne sono sicuro) ma con adesione di gente del posto. Sono sistemati in una tenda, abbastanza lontano dalla chiesa (400 metri forse) dove il papa avrebbe parlato.
Io mi ero avvicinato al quartiere per curiosità e per la stessa ragione rimango a sentire il papa. E’ una visita veloce e Paolo VI va via senza che nulla turbi il previsto “show”.
Solo a quel punto – cioè dopo che il papa se n’era andato – il gruppo Dioniso si mette a protestare: “ridateci il megafono”. Ricordo solo quella parola “Megafono”. Ne parlo con un collega di lavoro dicendo che la loro protesta mi sembra avventata nel modo ma giusta nella sostanza. Mi avvicino al gruppo e a voce alta dico: «sediamoci per terra a mani alzate» e do l’esempio. A quel punto il papa con il suo corteo è lontano almeno un chilometro, direi se ne era andato da 10 minuti circa. Eppure la polizia inizia a caricarci, picchiando soprattutto con le catenelle delle manette. Io sono preso immediatamente e caricato sul cellulare. Forse il primo. Per la verità sono uno di quelli non pestati. Ad altri dopo di me va peggio.
Qui entrano in ballo i giovani di Sant’Elia: “brutti, sporchi e cattivi” si potrebbe dire perché in un quartiere povero ci sono statisticamente più ladri, puttane e gente arrabbiata che altrove ma anche ovviamente ragazzi generosi. Quel giorno comunque si capisce che molta gente del posto è indignata per lo “spreco” del papa ma anche per il suo breve, ambiguo discorso. Ed è a questo punto, cioè pochi minuti dopo l’intervento provocatorio della polizia, che scoppia la famosa sassaiola. Quelli presi dopo di me mi raccontano (io ero già dentro il cellulare) che da una sorta di collinetta partono molti sassi e li sento anche sul furgone dove mi hanno chiuso. Che ci fosse o no un anarchico lì in mezzo non saprei ma di sicuro la cause più probabili dei sassi sono due: la protesta immediata contro la prepotenza della polizia e una rabbia più antica magari mescolata a una spavalderia tipica dei giovani che vivono nelle periferie. Ho visto successivamente in un video “un gigante” che le dava a una decina di poliziotti che lo avevano accerchiato. Altro non so dire. So che i fermati furono 150 o giù di lì.
Poche ore o forse minuti dopo già partono le “veline” per raccontare un’altra storia, di sassi contro il papa.
Rimaniamo in carcere per 7 mesi, in una ventina. Al processo (lungo e pompato cioè drammatizzato dai giornalisti) io vengo assolto: a scagionarmi persino la testimonianza di due poliziotti. Quasi tutti sono assolti. Se ricordo bene arrivano solo 3-4 condanne per reati minori, “concorso in resistenza” o simili.
Uscendo da quella esperienza (7 mesi in carcere non proprio una passeggiata) decido di abbandonare le scuole serali e di prendere parte attiva alle iniziative proprio in quel quartiere. E’ la svolta della mia vita verso un impegno sociale che continua tutt’oggi.
DUE NOTE
A questo ricordo aggiungo una nota giornalistica sul discorso di Paolo VI e una buffa storia che si verificò qualche mese dopo.
In rete potete leggere gli stralci o anche il discorso integrale del papa a sant’Elia: un testo davvero curioso con una «excusatio non petita… » dopo l’altra; potremmo tradurre così (per chi non è stato costretto a studiare il latino) l’intera frase quasi proverbiale e volendo anche un po’ freudiana: «scusa non richiesta è accusa manifesta». All’esordio Paolo VI dice: il vostro non è un bel quartiere. Poi aggiunge: proprio perché siete poveri avete dignità. E ancora: mi chiedete fatti, ma io posso darvi solo parole… E la gran bugia prima della benedizione finale: non crediate che il papa sia ricco. Insomma non proprio il discorso giusto per rasserenare gli animi.
La buffa storia, collegata alla sassaiola di sant’Elia, invece è questa. Qualche settimana (o forse qualche mese? Non ci giurerei) dopo la sassaiola «papale», un collettivo romano deve stampare una pubblicazione politica ma si ritrova senza soldi. Qualcuno propone di mettersi una domenica in via della Conciliazione (all’ingresso di piazza san Pietro insomma) a vendere «reliquie». Facce stupefatte e poi risate: l’idea infatti è di spacciare un po’ di pietre e di mezzi sampietrini raccolti qua e là come gli «oltraggiosi sassi» tirati a sant’Elia. I più scettici del collettivo sostengono che neanche il più bigotto ci cascherà. E invece… Viene allestito un banchetto che ha un successo clamoroso: le «pietre della vergogna» vengono tutte acquistate. Si valuta persino se fare il bis ma poi prevale la prudenza. Il collettivo fa il suo libretto e medita (non troppo seriamente) se adottare come motto la frase «l’inferno è lastricato di pietre e di ingenui». Credo che questa storia non sia stata mai raccontata (all’inizio per paura che scattasse una denuncia per «abuso di credulità popolare» o cose simili) ma mi pareva troppo bella per tacerla oggi. (db)
(*) Ricordo – per chi si trovasse a passare da qui per la prima volta – il senso di questo appuntamento quotidiano. Dall’11 gennaio 2013, ogni giorno (salvo contrattempi sempre possibili) troverete in blog a mezzanotte e un minuto una «scordata» – qualche volta raddoppia, pochi minuti dopo – di solito con 24 ore circa di anticipo sull’anniversario. Per «scor-data» si intende il rimando a una persona o a un evento che per qualche ragione il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna dimenticano o rammentano “a rovescio”.
Molti i temi possibili. A esempio, nel mio babelico archivio, sul 24 aprile avevo queste ipotesi: innanzitutto è il giorno in cui si ricorda lo sterminio (1915) degli armeni; poi nel 1533 nasce Guglielmo d’Orange; 1915: nasce Agata Carelli (suora scomoda; 1916: insurrezione in Irlanda; 1945: i nazisti uccidono Gina Galetti Bianchi; 1954: nasce Mumia Abu Jamal; 1955: si chiude la conferenza di Bandung; 1956: negli Usa dichiarata incostituzionale la segregazione nei mezzi pubblici; 1969: primi attentati, fintamente anarchici e in realtà fascisti, di quella che sarà poi chiamata «strategia della tensione»; 1979: si uccide Lucio Mastronardi; 1980: muore Ken Horne, «paziente zero» dell’Aids: 1987: il Vaticano respinge la richiesta di estradare Marcinkus; 1990: lanciato Hubble; 1998: in un incidente stradale muoiono due giovani braccianti italiane reclutate dai caporali; 2003: su «il manifesto» Luigi Pintor scrive: «la sinistra italiana che conosciamo è morta». Chissà, a cercare un poco, quante altre «scor-date» salterebbero fuori su ogni giorno.
Molte le firme (forse non abbastanza per questo impegno quotidiano) e assai diversi gli stili e le scelte; a volte troverete post brevi, magari solo una citazione, un disegno o una foto. Se l’idea vi piace fate circolare le “scor-date” o linkatele ma ovviamente citate la fonte. Se vi va di collaborare – ribadisco: ne abbiamo bisogno – mettetevi in contatto (pkdick@fastmail.it) con me e con il piccolo gruppo intorno a quest’idea, di un lavoro contro la memoria “a gruviera”. (db)