Roberto Abraham Scaruffi

Sunday, 27 March 2011


La crisi libica rivela l'incompetenza della politica europea
Per quanto possa suonare paradossale, il significato strategico della crisi libica è di importanza secondaria rispetto al tema decisivo posto dal pericolo proveniente dalla "Cintura di fuoco" del Pacifico e dalla svolta politica globale dettata dalla mobilitazione economica/scientifica richiesta per fronteggiare quel pericolo.
Per cominciare, la politica dei bombardamenti decisa per iniziativa dell'alleanza anglo-francese finirà con l'aumentare il tasso di caos nella regione. Il Presidente francese Nicolas Sarkozy potrà credersi un piccolo Napoleone, intento a raccogliere i frutti del suo bullismo alle prossime elezioni, ma egli è poco più di una marionetta nel neocoloniale gioco alla "Sykes-Picot" gestito dai britannici. Il gioco britannico mira a "provocare il maggior danno possibile" alla regione, ha commentato LaRouche. Il ruolo USA, sotto l'impulso del Dipartimento di Stato di Hillary Clinton piuttosto che della Casa Bianca di Obama, è apparentemente diverso. Purtuttavia, il modo in cui è stata stilata la risoluzione dell'ONU ed è stato eseguito il confuso mandato alcune ore dopo conferma i timori di LaRouche.
"Il fatto è che non esiste un governo europeo, a questo punto, che abbia una politica competente sull'Africa", ha affermato lo statista americano.
Il caso italiano è esemplare: siamo il principale partner commerciale e acquistiamo un terzo del petrolio e una gran parte del nostro gas naturale dalla Libia. Inizialmente, il governo italiano si è opposto ai bombardamenti, suggerendo un semplice blocco navale. Ma una volta inaugurata la "Coalizione dei volenterosi" al vertice di Parigi, siamo saliti sul tram e abbiamo mandato i Tornado a bombardare il bunker di Gheddafi. E dopo aver perso un terzo delle forniture di petrolio, decidiamo pure di sospendere il piano nucleare. Certo che la follia non ha limiti.
Nell'assenza di una vera politica, che deve includere una prospettiva di sviluppo, il rischio vero è che la Libia diventi una seconda Somalia.
La Germania ha preso una decisione saggia non entrando nella "Coalizione dei volenterosi". In un'intervista al The LaRouche Show, Helga Zepp-LaRouche ha appoggiato la decisione della Merkel, e ha ammonito contro l'aumento di instabilità a seguito dell'intervento militare. Riferendosi al ripreso flusso di migranti verso Lampedusa, Malta e la Grecia, la signora Zepp-LaRouche ha anche appoggiato l'idea di un Piano Marshall per l'Africa proposto da Frattini e Maroni. I britannici sono terrorizzati dal processo di sciopero di massa scatenatosi nelle regioni mediterranea e transatlantica, ha detto, e stanno tentando il loro gioco. Ma invece di giocare sul terreno scelto da loro, dovremmo aggirarli sui fianchi. Il modo per farlo è lanciare un cambiamento della politica globale, e sostituire il sistema monetario con un sistema creditizio per finanziare la ricostruzione economica mondiale.
Il "meltdown" finanziario e politico nell'UE
A differenza dei reattori nucleari giapponesi, il sistema politico e finanziario europeo si trova sicuramente in un processo di "fusione del nocciolo", come lo è l'intero sistema finanziario globalizzato. Il vertice dei paesi dell'Eurozona che si è protratto quasi fino all'alba del 12 marzo, si è concluso con la decisione di aumentare la capacità di prestito della EFSF, il fondo "salva banche", da 250 a 450 miliardi. L'EFSF potrà acquistare i titoli di stato dei membri dell'Eurozona direttamente dall'emittente, invece che sul mercato secondario.
Sul tavolo c'era anche il deflazionistico "patto per la competitività", che comprende l'eliminazione di alcuni importanti diritti dei lavoratori (cfr. EIR Strategic Alert 10/11), ma i dettagli della nuova "architettura europea" non saranno pronti fino al vertice UE del 24-25 marzo, quando dovranno essere prese le decisioni definitive. Come premio di buona condotta, la Grecia ha visto ridurre di un punto il tasso sul prestito di salvataggio, al 4,2%, ed estendere la scadenza da tre a sette anni e mezzo.
Nel frattempo in Portogallo, Spagna e Irlanda, le rispettive bombe del debito potrebbero esplodere in ogni momento. Il Primo ministro portoghese Jose Socrates ha annunciato ulteriori tagli al bilancio, ma deve passare sotto le forche caudine del parlamento. Il suo governo di minoranza ha bisogno del sostegno del partito socialdemocratico (PSD), il cui leader Pedro Passos Coelho ha annunciato che voterà contro. Una crisi di governo non è quindi esclusa. Subito dopo il vertice UE, Moody's ha abbassato di due punti il rating sul Portogallo.
Oltre confine, in Spagna, il governo ha venduto titoli a 10 e 30 anni per 4,5 miliardi di euro, ma il tasso è sceso di pochissimo, rimanendo alto. Nel frattempo, lievita il volume dei titoli ipotecari senza valore nella pancia del sistema bancario, già stimato a oltre 100 miliardi di euro.
Per quanto riguarda l'Irlanda, il ministro del Tesoro Michael Noonan ha anticipato che gli "stress test" delle banche di Dublino, il cui risultato sarà pubblicato il 31 marzo, riveleranno sicuramente che il livello di ricapitalizzazione stipulato nell'accordo di salvataggio è "insostenibile". Noonan ha detto che si sorprenderebbe se i 10 miliardi di nuovo capitale, previsti nel pacchetto, fossero sufficienti. Benché gli accordi prevedano una contingenza di altri 25 miliardi, questo sarebbe un fardello insostenibile per il paese, ha affermato. All'Irish Times del 14 marzo ha dichiarato: "Stiamo spiegando ai nostri colleghi europei che c'è un punto in cui la combinazione di debito sovrano, aggiunto a quello bancario, diventa difficilmente sostenibile".
Il ministro dell'Agricoltura Simon Coveney è stato più chiaro. Sul Mail del 20 marzo ha affermato che entrambi gli alleati di governo, Fine Gael e i laburisti, hanno deciso di accollare parte dei 190 miliardi di debito sugli investitori privati e sugli obbligazionisti.
Benché le cifre siano tutte sottostimate, la Banca per i Regolamenti Internazionali ha appena stimato il "rischio massimo" dell'esposizione delle banche britanniche, francesi, tedesche e del Benelux verso Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, che include i derivati, a 2,5 trilioni di dollari al 30 settembre 2010, una cifra ben superiore ai 1,76 trilioni di prestiti cross-border. La quota tedesca è di 568,6 miliardi, quella francese 440,4, e quella del Regno Unito 431. Le banche britanniche sono specialmente esposte in Irlanda, con 225 miliardi di dollari, e in Spagna con 152 miliardi. Riguardo alle banche francesi, esse sono esposte per 224,7 miliardi verso la Spagna e 92 miliardi verso la Grecia. Le banche tedesche sono esposte per 208 miliardi verso l'Irlanda e per 242 miliardi verso la Spagna. Quelle del Benelux sono esposte per 189 miliardi verso la Spagna, mentre le banche spagnole sono esposte per 109 miliardi verso il Portogallo.
Il salvataggio bancario è stato un fallimento per i contribuenti, secondo i componenti dell'Organismo di Vigilanza TARP
Grazie ad una proposta del Come abbiamo già scritto, il rapporto della Commissione d'Inchiesta sulla Crisi Finanziaria ha reso abbondantemente chiaro che è stata l'abrogazione di tutte le regole associate alla legge Glass-Steagall a permettere al sistema di impazzire (cfr. EIR Strategic Alert 6-11/11). Nonostante il presidente Obama e i leader del partito democratico USA continuino ad ignorare le lezioni da trarre da quelle conclusioni, il rapporto ha dato nuovo slancio al ripristino di Glass-Steagall negli Stati Uniti. In questo contesto, l'ex senatore del Delaware Ted Kaufman, capo dell'Organismo di Vigilanza sul piano di salvataggio TARP, ha criticato fortemente l'abrogazione di Glass-Steagall nel corso di un'intervista sul programma "American Journal" del canale C-SPAN, prima di aprire una seduta dell'organismo da egli presieduto il 18 marzo.
Ad una domanda sulle "lezioni" del crac finanziario, Kaufman ha risposto così: "Credo assolutamente che il problema sia stata la deregulation; il fatto che abbiamo eliminato Glass-Steagall". Dopo la Grande Depressione degli anni Trenta e il lavoro della Commissione Pecora, "fu detto: dobbiamo fermare il panico bancario. Il modo di fare ciò fu quello di prendere le banche e dire loro: 'Se accetterete la regolamentazione noi forniremo la protezione e la garanzia sui depositi (FDIC), perché abbiamo bisogno che le persone mettano i soldi nelle banche e che sappiano che siano assolutamente sicuri. Quindi potrete essere regolamentate e protette. Ma se accetterete ciò, non potrete partecipare a queste attività rischiose da banche d'affari".
Questo meccanismo ha funzionato finché "si è deciso di eliminare Glass-Steagall, dicendo alle banche che potevano partecipare a tutti e due i tipi degli affari. È stato un errore grande, grande, grande. Poi, si sono fatte delle leggi sancendo l'impossibilità di regolamentare gli strumenti derivati, un altro problema molto grosso. La regolamentazione è la chiave. Bisogna regolamentare le banche. A mio parere occorre separare gli aspetti rischiosi dalle banche".
Sia nell'intervista di Kaufman che nella seduta dell'Organismo, si è discusso di un commento nel Wall Street Journal del 17 marzo, intitolato "Il TARP non è stata una vittoria per i contribuenti". I tre autori sono esperti in materia: Paul Atkins, ex-componente dell'Organismo di Vigilanza, e due componenti attuali, Mark McWatters e Kenneth Troske. Il loro articolo dice che le grandi banche hanno in larga parte ripagato i prestiti TARP con fondi trasferiti loro dalla Riserva Federale, dal Tesoro, e dai salvataggi FDIC che sono stati molto più grandi e soggetti ad una vigilanza minore rispetto al TARP.
La Fed ha fornito 1,25 trilioni di dollari che sono stati utilizzati per acquistare le cartolarizzazioni ipotecarie (MBS) da Fannie Mae e Freddie Mac al valore nominale; mentre il Tesoro ha pompato 200 miliardi (che saliranno a 400 miliardi, secondo l'Ufficio di Bilancio del Congresso - CBO) dentro Fannie e Freddie per evitare la svalutazione totale di quei titoli. Oltre ai 1,25 trilioni, la Fed e la FDIC hanno fornito altri 2 trilioni solo alle 19 grosse banche che sono state sottoposte agli stress-test.
"Purtroppo - concludono gli autori - la legge Dodd-Frank di 2.319 pagine approvata l'anno scorso non fa nulla per risolvere questi problemi".