La crisi libica rivela l'incompetenza della politica
europea
Per quanto possa suonare paradossale, il significato
strategico della crisi libica è di importanza secondaria rispetto al tema
decisivo posto dal pericolo proveniente dalla "Cintura di fuoco" del Pacifico e
dalla svolta politica globale dettata dalla mobilitazione economica/scientifica
richiesta per fronteggiare quel pericolo.
Per cominciare, la
politica dei bombardamenti decisa per iniziativa dell'alleanza anglo-francese
finirà con l'aumentare il tasso di caos nella regione. Il Presidente francese
Nicolas Sarkozy potrà credersi un piccolo Napoleone, intento a raccogliere i
frutti del suo bullismo alle prossime elezioni, ma egli è poco più di una
marionetta nel neocoloniale gioco alla "Sykes-Picot" gestito dai britannici. Il
gioco britannico mira a "provocare il maggior danno possibile" alla regione, ha
commentato LaRouche. Il ruolo USA, sotto l'impulso del Dipartimento di Stato di
Hillary Clinton piuttosto che della Casa Bianca di Obama, è apparentemente
diverso. Purtuttavia, il modo in cui è stata stilata la risoluzione dell'ONU ed
è stato eseguito il confuso mandato alcune ore dopo conferma i timori di
LaRouche.
"Il fatto è che non
esiste un governo europeo, a questo punto, che abbia una politica competente
sull'Africa", ha affermato lo statista americano.
Il caso italiano è
esemplare: siamo il principale partner commerciale e acquistiamo un terzo del
petrolio e una gran parte del nostro gas naturale dalla Libia. Inizialmente, il
governo italiano si è opposto ai bombardamenti, suggerendo un semplice blocco
navale. Ma una volta inaugurata la "Coalizione dei volenterosi" al vertice di
Parigi, siamo saliti sul tram e abbiamo mandato i Tornado a bombardare il bunker
di Gheddafi. E dopo aver perso un terzo delle forniture di petrolio, decidiamo
pure di sospendere il piano nucleare. Certo che la follia non ha limiti.
Nell'assenza di una
vera politica, che deve includere una prospettiva di sviluppo, il rischio vero è
che la Libia diventi una seconda Somalia.
La Germania ha preso
una decisione saggia non entrando nella "Coalizione dei volenterosi". In
un'intervista al The LaRouche Show, Helga Zepp-LaRouche ha appoggiato la
decisione della Merkel, e ha ammonito contro l'aumento di instabilità a seguito
dell'intervento militare. Riferendosi al ripreso flusso di migranti verso
Lampedusa, Malta e la Grecia, la signora Zepp-LaRouche ha anche appoggiato
l'idea di un Piano Marshall per l'Africa proposto da Frattini e Maroni. I
britannici sono terrorizzati dal processo di sciopero di massa scatenatosi nelle
regioni mediterranea e transatlantica, ha detto, e stanno tentando il loro
gioco. Ma invece di giocare sul terreno scelto da loro, dovremmo aggirarli sui
fianchi. Il modo per farlo è lanciare un cambiamento della politica globale, e
sostituire il sistema monetario con un sistema creditizio per finanziare la
ricostruzione economica mondiale.
Il "meltdown" finanziario e politico nell'UE
A differenza dei reattori nucleari giapponesi, il sistema
politico e finanziario europeo si trova sicuramente in un processo di "fusione
del nocciolo", come lo è l'intero sistema finanziario globalizzato. Il vertice
dei paesi dell'Eurozona che si è protratto quasi fino all'alba del 12 marzo, si
è concluso con la decisione di aumentare la capacità di prestito della EFSF, il
fondo "salva banche", da 250 a 450 miliardi. L'EFSF potrà acquistare i titoli di
stato dei membri dell'Eurozona direttamente dall'emittente, invece che sul
mercato secondario.
Sul tavolo c'era
anche il deflazionistico "patto per la competitività", che comprende
l'eliminazione di alcuni importanti diritti dei lavoratori (cfr. EIR
Strategic Alert 10/11), ma i dettagli della nuova "architettura europea" non
saranno pronti fino al vertice UE del 24-25 marzo, quando dovranno essere prese
le decisioni definitive. Come premio di buona condotta, la Grecia ha visto
ridurre di un punto il tasso sul prestito di salvataggio, al 4,2%, ed estendere
la scadenza da tre a sette anni e mezzo.
Nel frattempo in
Portogallo, Spagna e Irlanda, le rispettive bombe del debito potrebbero
esplodere in ogni momento. Il Primo ministro portoghese Jose Socrates ha
annunciato ulteriori tagli al bilancio, ma deve passare sotto le forche caudine
del parlamento. Il suo governo di minoranza ha bisogno del sostegno del partito
socialdemocratico (PSD), il cui leader Pedro Passos Coelho ha annunciato che
voterà contro. Una crisi di governo non è quindi esclusa. Subito dopo il vertice
UE, Moody's ha abbassato di due punti il rating sul Portogallo.
Oltre confine, in
Spagna, il governo ha venduto titoli a 10 e 30 anni per 4,5 miliardi di euro, ma
il tasso è sceso di pochissimo, rimanendo alto. Nel frattempo, lievita il volume
dei titoli ipotecari senza valore nella pancia del sistema bancario, già stimato
a oltre 100 miliardi di euro.
Per quanto riguarda
l'Irlanda, il ministro del Tesoro Michael Noonan ha anticipato che gli "stress
test" delle banche di Dublino, il cui risultato sarà pubblicato il 31 marzo,
riveleranno sicuramente che il livello di ricapitalizzazione stipulato
nell'accordo di salvataggio è "insostenibile". Noonan ha detto che si
sorprenderebbe se i 10 miliardi di nuovo capitale, previsti nel pacchetto,
fossero sufficienti. Benché gli accordi prevedano una contingenza di altri 25
miliardi, questo sarebbe un fardello insostenibile per il paese, ha affermato.
All'Irish Times del 14 marzo ha dichiarato: "Stiamo spiegando ai nostri
colleghi europei che c'è un punto in cui la combinazione di debito sovrano,
aggiunto a quello bancario, diventa difficilmente sostenibile".
Il ministro
dell'Agricoltura Simon Coveney è stato più chiaro. Sul Mail del 20 marzo
ha affermato che entrambi gli alleati di governo, Fine Gael e i laburisti, hanno
deciso di accollare parte dei 190 miliardi di debito sugli investitori privati e
sugli obbligazionisti.
Benché le cifre siano
tutte sottostimate, la Banca per i Regolamenti Internazionali ha appena stimato
il "rischio massimo" dell'esposizione delle banche britanniche, francesi,
tedesche e del Benelux verso Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna, che include i
derivati, a 2,5 trilioni di dollari al 30 settembre 2010, una cifra ben
superiore ai 1,76 trilioni di prestiti cross-border. La quota tedesca è di 568,6
miliardi, quella francese 440,4, e quella del Regno Unito 431. Le banche
britanniche sono specialmente esposte in Irlanda, con 225 miliardi di dollari, e
in Spagna con 152 miliardi. Riguardo alle banche francesi, esse sono esposte per
224,7 miliardi verso la Spagna e 92 miliardi verso la Grecia. Le banche tedesche
sono esposte per 208 miliardi verso l'Irlanda e per 242 miliardi verso la
Spagna. Quelle del Benelux sono esposte per 189 miliardi verso la Spagna, mentre
le banche spagnole sono esposte per 109 miliardi verso il Portogallo.
Il salvataggio bancario è stato un fallimento per i
contribuenti, secondo i componenti dell'Organismo di Vigilanza TARP
Grazie ad una proposta del Come abbiamo già scritto, il
rapporto della Commissione d'Inchiesta sulla Crisi Finanziaria ha reso
abbondantemente chiaro che è stata l'abrogazione di tutte le regole associate
alla legge Glass-Steagall a permettere al sistema di impazzire (cfr. EIR
Strategic Alert 6-11/11). Nonostante il presidente Obama e i leader del
partito democratico USA continuino ad ignorare le lezioni da trarre da quelle
conclusioni, il rapporto ha dato nuovo slancio al ripristino di Glass-Steagall
negli Stati Uniti. In questo contesto, l'ex senatore del Delaware Ted Kaufman,
capo dell'Organismo di Vigilanza sul piano di salvataggio TARP, ha criticato
fortemente l'abrogazione di Glass-Steagall nel corso di un'intervista sul
programma "American Journal" del canale C-SPAN, prima di aprire una
seduta dell'organismo da egli presieduto il 18 marzo.
Ad una domanda sulle
"lezioni" del crac finanziario, Kaufman ha risposto così: "Credo assolutamente
che il problema sia stata la deregulation; il fatto che abbiamo eliminato
Glass-Steagall". Dopo la Grande Depressione degli anni Trenta e il lavoro della
Commissione Pecora, "fu detto: dobbiamo fermare il panico bancario. Il modo di
fare ciò fu quello di prendere le banche e dire loro: 'Se accetterete la
regolamentazione noi forniremo la protezione e la garanzia sui depositi (FDIC),
perché abbiamo bisogno che le persone mettano i soldi nelle banche e che
sappiano che siano assolutamente sicuri. Quindi potrete essere regolamentate e
protette. Ma se accetterete ciò, non potrete partecipare a queste attività
rischiose da banche d'affari".
Questo meccanismo ha
funzionato finché "si è deciso di eliminare Glass-Steagall, dicendo alle banche
che potevano partecipare a tutti e due i tipi degli affari. È stato un errore
grande, grande, grande. Poi, si sono fatte delle leggi sancendo l'impossibilità
di regolamentare gli strumenti derivati, un altro problema molto grosso. La
regolamentazione è la chiave. Bisogna regolamentare le banche. A mio parere
occorre separare gli aspetti rischiosi dalle banche".
Sia nell'intervista
di Kaufman che nella seduta dell'Organismo, si è discusso di un commento nel
Wall Street Journal del 17 marzo, intitolato "Il TARP non è stata una
vittoria per i contribuenti". I tre autori sono esperti in materia: Paul Atkins,
ex-componente dell'Organismo di Vigilanza, e due componenti attuali, Mark
McWatters e Kenneth Troske. Il loro articolo dice che le grandi banche hanno in
larga parte ripagato i prestiti TARP con fondi trasferiti loro dalla Riserva
Federale, dal Tesoro, e dai salvataggi FDIC che sono stati molto più grandi e
soggetti ad una vigilanza minore rispetto al TARP.
La Fed ha fornito
1,25 trilioni di dollari che sono stati utilizzati per acquistare le
cartolarizzazioni ipotecarie (MBS) da Fannie Mae e Freddie Mac al valore
nominale; mentre il Tesoro ha pompato 200 miliardi (che saliranno a 400
miliardi, secondo l'Ufficio di Bilancio del Congresso - CBO) dentro Fannie e
Freddie per evitare la svalutazione totale di quei titoli. Oltre ai 1,25
trilioni, la Fed e la FDIC hanno fornito altri 2 trilioni solo alle 19 grosse
banche che sono state sottoposte agli stress-test.
"Purtroppo -
concludono gli autori - la legge Dodd-Frank di 2.319 pagine approvata l'anno
scorso non fa nulla per risolvere questi problemi".