IL FOGLIANTE
Diplomato in ragioneria, però con il minimo dei voti. Prima del Foglio, è stato per molti anni all’Unità. Ha studiato (con profitto) dalla suore, dove ha frequentato l’asilo e le elementari. E’ stato iscritto (non pentito) al Pci. Gli piace oziare, avere del tempo da perdere, leggere libri sui bizantini. Non viaggia, non sa l’inglese, non ha un blog, non capisce di calcio, non sa suonare nessun strumento musicale, non ha la patente. Ama appassionatamente i gatti, i papaveri e i cocomeri. Ne ha due (di gatti): Borges e Camilla. Detesta i cacciatori, la gente con la pelliccia, i toreri, i cristiani rinati (se non è venuta buona la prima ci sarà un motivo) e i Suv. Adora Elias Canetti, Borges (gatto e poeta), Brunella Gasperini, Pessoa, la Yourcenar, Cèchov, Kavafis, il suono della fisarmonica, il tenente Colombo, le strisce di Mafalda e andare la sera – a sentir racconti e a raccontare – dar filettaro. Da credente, è convinto che ci sia qualcosa di miracoloso e divino negli animali, negli alberi e nei versi di Emily Dickinson. In generale si fida della polizia, dei preti (a volte) e dei vecchi comunisti.
|
IL MEGLIO DELLA SETTIMANA
14 febbraio 2013
Premessa. Titolo: “L’uomo che pagava senza avvertire i beneficiari (in questo caso i cantanti)”. Nel caso ci fosse un’indagine: il fatto non sussiste. Anche perché i miei soldi li spendo come voglio. Come fidanzato di Annalisa Scarrone, voglio dirlo prima: se la mia morosa non vince il Festival butto in piedi una polemica potente che verrà ripresa anche da un satellite in lingua beduina. Da quando è stata scelta per partecipare a Sanremo sto dando contributi spontanei a tutti. Tutti enti riconducibili a un partito, il più bello. Ho speso 700.000 euro. Vediamo sabato. Ripeto: se non vince, parlo. |
di Maurizio Milani
|
|
14 febbraio 2013
A novembre Giovanni Bazoli, il banchiere di sistema, capo di Intesa Sanpaolo, fa visita a un amico, gli chiede un consiglio e gli racconta una storia: la Fiat e John Elkann, assieme a Mediobanca – dice Bazoli – hanno pronto un piano di ristrutturazione per il gruppo Rcs, vogliono fondere societariamente il Corriere della Sera con la Stampa di Torino. In pratica il mondo torinese, lo stesso accusato di voler mollare l’Italia e di favorire i rapporti americani di Sergio Marchionne, punta al contrario – così pare – e intende acquisire un maggior peso all’interno del quotidiano di Milano, cioè all’interno di un giornale da sempre oggetto della massima e cupida attenzione da parte di chi in Italia vuole contare ed esercitare il potere. |
di Salvatore Merlo
|
|
14 febbraio 2013
Era di buonumore ieri, il Papa regnante che ha messo un limite razionale all’esercizio del ministero petrino, e ne ha ben donde, come si dice. Va dilagando una stupida e facile formula di interpretazione della rinuzia al soglio di Benedetto XVI: se ne è andato perché non poteva fare altro, gravato com’era da dossier che spettegolano di appalti e altre piccole miserie, urtato dall’infedeltà di un maggiordomo cattivo e dai leaks provenienti dall’appartamento pontificio, insospettito e indispettito da una curia romana insidiosamente molesta e proclive alle rivalità carrieristiche.
Leggi Le ceneri ardenti di Pietro di Benedetto XVI -Leggi Luis Antonio Tagle, un Wojtyla delle Filippine per rilanciare la chiesa di Paolo Rodari |
di Giuliano Ferrara
|
|
|