Roberto Abraham Scaruffi

Friday 22 February 2013

IL FOGLIETTO QUOTIDIANO

Edizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara

OGGI IN EDICOLA
PRIMA PAGINA

L’europeista Obama

L’accordo di libero scambio con gli Stati Uniti è provvidenziale per l’Europa in grave recessione

Il momento di decidere sullo Ior

Non solo il presidente nuovo, ma la natura delle “opere di religione”
SECONDA PAGINA

Tutte le manovre di Time per non finire come è finito Newsweek

di Matteo Matzuzzi

Per trovare soluzioni alla crisi basterebbe rileggere il “Faust” di Goethe

di Andrea Affaticati
ANALISI

Vita e vizi dell’azionista turbolento che ha sfidato Apple

Pokerista, benefattore, democrat. Chi è David Einhorn, scaltro investitore e terrore delle Big Corporation
EDITORIALI

Giustizialismo masochista

Facciamoci del male piegando Eni e Finmeccanica
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OGGI ONLINE
Che si fa se crolla il Cav.

Così Monti prepara una grande opa postelettorale sui resti “ribelli” del Pdl

La scommessa dei montiani per il dopo voto, la base della vecchia agenda e il rischio “scomparsa del collante”
“Il Cavaliere ha naso, e se li è scelti bene i candidati al Senato, sono i duri e puri”, dice Roberto Rao, deputato dell’Udc, braccio destro di Pier Ferdinando Casini. Ma le antenne restano dritte, tutte puntate sul Pdl, “perchè quelli le elezioni le perdono”, dice Mario Sechi, capolista di Monti in Senato: “Perderanno il potere, che è un fortissimo collante. E un minuto dopo, in Aula può succedere qualsiasi cosa”. Passaggi da una parte all’altra, dal centrodestra al centro-montiano che, verosimilmente, starà al governo nella prossima legislatura con il Pd di Pier Luigi Bersani.
di Salvatore Merlo
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La punta di diamante brasiliana

Odilo Pedro Scherer è l’arcivescovo di San Paolo. Ha origini tedesche (non guasta) e frequenta la curia romana. Ma soprattutto è un pastore popolare, che ha fatto tesoro della Teologia della liberazione “buona”
La grande incognita di questo Conclave sono i latino-americani. Nel 2005 espressero un candidato di peso, il gesuita argentino Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Su di lui vennero convogliati i voti dei progressisti dopo che l’ipotesi di Carlo Maria Martini era tramontata. Ma fu anche a motivo di questa preferenza accordatagli dall’ala “sinistra” del collegio cardinalizio che l’elezione sfumò: i conservatori si allearono e puntarono su Ratzinger, portandolo in poche sessioni all’elezione. Ma Bergoglio era tutt’altro che un “progressista” nel senso comune dato al termine.
di Paolo Rodari