Il professor Marcello Basili, ex-BR, vuole fare quello che san Tommaso non consentiva neanche a dio: riscrivere il passato
2 FEBBRAIO 2012 - DI ENRICO POZZI
Anni fa Marcello Basili, capace di intendere e di volere, manovale delle BR, gambizzò a Roma, mi pare di ricordare con altri, il segretario della sezione DC di San Basilio, tal Domenico Gallucci. Basili si pentì, si dissociò, denunciò ampiamente i compagni, insomma fece tutto il necessario per cavarsela al meglio con meno carcere possibile. Era un perfetto aspirante intellettuale.
Ora il prof. Marcello Basili è associato di Economia Politica a Siena.
Un articolo di Giovanni Bianconi sul Corriere della sera del 1 febbraio (http://bit.ly/w2bnow), senza mai andare oltre un misterioso M. B., ci racconta che Basili ha chiesto all’Archivio Flamigni la cancellazione del proprio nome e dei riferimenti che lo riguardano dai materiali depositati nell’Archivio e in piccola parte accessibili on line . La ragione? Si tratterebbe di dati personali per i quali non ha rilasciato, in base alla normativa sulla privacy, nessuna liberatoria. Questi dati inquinano l’immagine e l’identità pubblica, e magari anche privata, del prof. Basili. Non gli piace più il suo passato e vuole obliterarlo. Avendo scontato la pena comminatagli all’epoca, l’ormai depurato Basili rivendica il diritto all’oblìo sociale di una parte della sua vita.
Ora il prof. Marcello Basili è associato di Economia Politica a Siena.
Un articolo di Giovanni Bianconi sul Corriere della sera del 1 febbraio (http://bit.ly/w2bnow), senza mai andare oltre un misterioso M. B., ci racconta che Basili ha chiesto all’Archivio Flamigni la cancellazione del proprio nome e dei riferimenti che lo riguardano dai materiali depositati nell’Archivio e in piccola parte accessibili on line . La ragione? Si tratterebbe di dati personali per i quali non ha rilasciato, in base alla normativa sulla privacy, nessuna liberatoria. Questi dati inquinano l’immagine e l’identità pubblica, e magari anche privata, del prof. Basili. Non gli piace più il suo passato e vuole obliterarlo. Avendo scontato la pena comminatagli all’epoca, l’ormai depurato Basili rivendica il diritto all’oblìo sociale di una parte della sua vita.
Per chi non lo sapesse, l’Archivio Flamigni è il risultato della ossessione documentale del senatore Flamigni, instancabile accumulatore di materiali e documenti di ogni genere sulla violenza politica, para-politica e criminale nell’Italia del dopoguerra, con un riferimento particolare agli anni tra il 1970 e il 1990. Solo l’archivio/biblioteca di Francesco Cossiga conteneva una paragonabile ricchezza di materiali, provenienti spesso da fonti riservate e istituzionali, ma è andato malamente disperso alla sua morte. Invece l’Archivio Flamigni sta a Oriolo romano, è pubblico, si è arricchito con altri archivi privati, e procede in teoria alla informatizzazione dei suoi contenuti, da rendere integralmente accessibili on line.
Tre problemi sulla richiesta di Basili.
Il primo riguarda la memoria sociale e la funzione degli archivi. Un archivio serve per consentire e difendere la memoria sociale. L’idea che questa memoria sociale possa essere modificata, oscurata, cancellata ecc appartiene ad una logica da stato totalitario, sia tradizionale che nelle sue varianti postmoderne. L’ulteriore idea che questo avvenga attraverso un intervento su archivi è ancora più ripugnante: non si chiede solo di non dire – cioè di censurare -, ma addirittura di cancellare la possibilità di sapere e dire. Niente male che a desiderarlo sia uno che in teoria sarebbe dedito alla libera indagine scientifica, e pagato dalla società per farlo. Marcello Basili non ha più nulla a che fare con la violenza politica, eppure quella che chiede è una violenza politica contro i fatti e contro sia la storia che la possibilità della storia. Dispiace dirlo: il pensiero paranoideo camuffato da ideologia che gli ha fatto gambizzare una persona ha cambiato configurazione, ma sta ancora tutto lì con i suoi sillogismi imperfetti.
Il secondo problema è di natura diversa. In che misura il cambiamento personale radicale – se c’è stato – può tradursi in una modifica della propria identità sociale? Sul piano privato, si può fare con la propria biografia e con il proprio passato tutto quello che si vuole, sia consapevolmente che in modo inconscio: dimenticare, cancellare, mutilare, deformare, correggere, capovolgere il significato ecc. Ma si può chiederlo a una società? In Italia per modificare anche solo parzialmente il proprio nome occorre un decreto del presidente della repubblica. Una qualche stabilità della identità sociale di ciascuno è la condizione per l’esistenza stessa di un contratto sociale. Si immagini un Covenant dove ad ognuno sia lecito modificare in parte o in toto la propria identità di contraente, oppure modificare di volta in volta i pezzi di se stesso che non piacciono più o che piacciono troppo. Quale fiducia si potrebbe avere in interazioni sociali liquide tra identità flessibili e riscrivibili? La protezione ad oltranza della memoria sociale salvaguarda le precondizioni dello stare insieme. Detto più semplicemente: il professor Marcello Basili è ancora, e sarà sempre, il Basili Marcello, BR, che ha invalidato il corpo di tal Domenico Gallucci. Il contrario è anomia e disintegrazione.
Il terzo problema è etico. Un essere umano capace di intendere e di volere è integralmente responsabile dei suoi atti, dunque di ciò che è stato. A ventuno anni Basile ha sparato alle gambe a un cristo qualsiasi. Ne è responsabile, nel senso etico forte del termine, finché vivrà. Non ha scampo. Il carcere non è un lavacro dell’identità, non ci trasforma in viaggiatori alleviati del loro bagaglio. Non introduce una soluzione di continuità nel continuum della nostra esistenza. Non ci regala un nuovo inizio. Il Marcello Basili di ora è ancora e sempre il Marcello Basili di allora. Marcello Basili prof. non può pretendere alla irresponsabilità di Marcello Basili, ex BR.
Sorprendono, ma solo in piccola parte, l’arroganza sociale e psicologica, la leggerezza etica, l’indifferenza verso l’ethos scientifico che caratterizzano la richiesta di Basili. Certo è niente rispetto ai teatrini mediatici e alle performance editoriali di vari protagonisti del terrorismo italico, ma volere una damnatio memoriae alla rovescia non è roba ovvia, mai per nessuno.
Tre modeste proposte per il nostro professor Marcello Basili, aspirante Mattia Pascal tramite avvocato:
Prima proposta: la Legione straniera. Forse non ha più l’età o lephysique du rôle, ma non si sa mai, per gli intellettuali potrebbero fare una eccezione.
Seconda proposta: ancorare la progressiva cancellazione delle tracce biografiche del fu Marcello Basili alla progressiva scomparsa delle tracce sulla pelle delle gambe del Domenico Gallucci, sempre che la morte del secondo non abbia ahimé già risolto il problema. Traccia contro traccia, biografia contro carne e corpo. Un patto da Shylock della memoria.
Terza proposta: diventare ordinario. Balsamo per l’io, acquieterebbe la sua ansia di status e i suoi dolori d’identità.Allons enfants, verso la Ia fascia.
Rimane una domanda, ma non è per il professore ex BR. Perché Giovanni Bianconi nel suo articolo non ha mai usato il trasparente Marcello Basili, ma solo un opaco M. B.? L’anonimato serve a proteggere le vittime, i socialmente fragili e i forse innocenti. Non mi pare che il Prof. Marcello Basili, ex Br, ora esperto in economia dei rifiuti, rientri in qualcuna di queste categorie.