Roberto Abraham Scaruffi

Wednesday, 20 February 2013

IL FOGLIETTO QUOTIDIANO

Edizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara

OGGI IN EDICOLA
PRIMA PAGINA

Dal Fondo monetario s’ode una nuova melodia di politica economica

Tutti gli studi del Fmi che consigliano più mercato e non più austerity. E le previsioni sempre più convincenti

Pure la Francia non riesce a contenere la voglia di droni

Parigi pensa a una supercommessa di Reaper americani. Costi e standard
SECONDA PAGINA

Gli avversari di Bertone eccepiscono e tifano per un Papa alla Dolan

EDITORIALI

I diritti sui figli secondo Strasburgo

Dalla Corte europea e dalla Germania, doppio sì all’adozione gay
ANALISI

Cuomo svolta a sinistra sull’aborto per propiziare un buon 2016

Il governatore di New York vuole una nuova legge sull’interruzione di gravidanza di cui lo stato non sente il bisogno, lui sì
INSERTI

Il galantuomo e i pataccari

Tra gli effetti collaterali dell’operazione montiana, Napolitano può rivendicare la vittoria su Ingroia e il ridimensionamento dell’ipoteca giustizialista sulla sinistra
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OGGI ONLINE

Il filosofo e la chiesa intimidita

Scruton esamina l’addio di Benedetto XVI e le conseguenze. Un grande pensatore cristiano è stato combattuto con le armi del secolarismo totalitario: consenso e conformismo
“Trovo che le dimissioni di Benedetto XVI siano un segno preoccupante e che non a caso arrivino pochi mesi dopo quelle dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, l’altro leader della cristianità occidentale”. Roger Scruton, da buon erede della tradizione pessimista di Edmund Burke, non giudica positivamente la decisione di Papa Ratzinger. E da anglicano, Scruton lega l’uscita di scena del Pontefice a quella di Williams, “il prete più potente e prestigioso del mondo anglosassone”, il capo spirituale della chiesa d’Inghilterra e di settanta milioni di anglicani in tutto il mondo.
di Giulio Meotti
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Monti tenga da conto Münchau&Co.

Le idee da non liquidare per crescere meglio in Europa
Gli interventi di Wolfgang Münchau, editorialista del Financial Times e già direttore dell’edizione teutonica del quotidiano della City, a Mario Monti non piacciono per niente. Giudizio legittimo, è quasi banale dirlo. Tuttavia non è sufficiente, né utile, liquidare l’editorialista in questione come uno che porta avanti “una vecchia polemica con Merkel e vorrebbe che tutti dessero colpi d’ariete per far saltare l’Eurozona” (come disse il premier a gennaio, dopo un primo giudizio critico di Münchau sul suo operato) o come un autore di contributi “di peso irrilevante”, uno dei tanti commentatori del Ft (come ha detto il premier in queste ore). Innanzitutto perché non è vero.