Roberto Abraham Scaruffi

Monday, 4 February 2013



Newsletter n. 5/2013
Glass-Steagall: è ora di mandare in galera i banchieri
La campagna per ripristinare la separazione bancaria è alimentata, oltre che dal caso MPS in Italia, anche dai numerosi avvertimenti che la situazione finanziaria e bancaria oggi, cinque anni e almeno 40.000 miliardi di dollari dopo, è perfino peggiore di quella del 2007-2008.
Nelle ultime settimane al Congresso USA si sono aggiunti altri sei firmatari al disegno di legge per il ripristino della legge Glass-Steagall presentato dalla democratica Marcy Kaptur e dal repubblicano Walter Jones, portando il totale a nove.
Indicativo dell'allarme tra banchieri e imprenditori è l'articolo pubblicato il 24 gennaio da una delle principali riviste economiche degli Stati Uniti, Forbes, in cui si chiede di mettere fine al gioco d'azzardo in derivati e di sostenere invece l'economia reale. L'articolo di Steve Denning, che ha pubblicato numerosi libri sull'argomento, denuncia Jamie Dimon, amministratore delegato di JPMorgan Chase, come un pericolo pubblico. Denning cita il discorso di Dimon al World Economic Forum a Davos il 24 gennaio, in cui ha difeso il proprio operato prendendosela con i media e sostenendo che la sua banca non è più opaca degli hedge funds.
Tuttavia la grossa differenza, scrive Denning, è che gli hedge funds giocano d'azzardo coi propri soldi, mentre "la JP Morgan gioca d'azzardo col denaro pubblico". La JP Morgan "ha 70 miliardi di dollari di passività nozionali, più o meno equivalenti a tutta l'economia mondiale".
È evidente che le regole in vigore non funzionano, nota Dennings. Una delle cause potrebbe essere il fatto che la bozza con le disposizioni di Basilea III è di 616 pagine, il bollettino trimestrale che riferisce alla Federal Reserve è un foglio elettronico con 2.271 colonne, e la legge Dodd-Frank è di 848 pagine.
Invece "il regime di netta separazione [Glass- Steagall] che prevalse per decenni a partire dagli anni Trenta non richiedeva lunghe e complicate disposizioni di legge. Ed anche portare in giudizio i responsabili di reati finanziari era più facile. Certo, ci vuole la volontà politica", per cui la conclusione è che "le banche dovrebbero smetterla di giocare d'azzardo coi soldi degli altri e dovrebbero concentrarsi a creare valore per i propri clienti e per l'economia mondiale".
Sulla stessa linea, la newsletter American Banker ha pubblicato un articolo del direttore degli Oppenheimer Mutual Funds e della Retirement Income Industry Association, Matthew Fink. "La legge Glass-Steagall ed altre misure del New Deal funzionavano", scrive Fink, aggiungendo: "Per decenni, la nazione evitò leggi permissive, la speculazione eccessiva e le crisi finanziarie".
Di contro, la legge Dodd-Frank non impone requisiti chiari e si limita ad assegnare oltre 200 progetti di regole agli enti di controllo. La storia dimostra che affidarsi alle istituzioni di controllo non funziona, le leggi deve farle il Parlamento.
La rabbia della gente per l'incapacità di mettere sul banco degli imputati i banchieri responsabili di frode potrebbe essere uno dei fattori nelle dimissioni annunciate di Lanny Breuer, sottosegretario alla Giustizia per la Sezione Penale. L'annuncio è stato dato dal Washington Post meno di 24 ore dopo che, il 22 gennaio, era stato intervistato dalla trasmissione della PBS Frontline per un documentario dal titolo "Gli Intoccabili - perché i banchieri di Wall Street hanno evitato di venire indagati per le loro frodi legate alla vendita di titoli tossici".
Il documentario mostra le prove di frodi massicce commesse dalle banche di Wall Street, ma dimostra che non c'è una singola inchiesta in corso da parte della Sezione Penale del Ministero della Giustizia, "nessun mandato di comparizione, nessun documento acquisito, nessuna intercettazione telefonica".
Il momento cruciale dell'intervista è quando Frontline chiede a Breuer come mai egli abbia dichiarato di "non dormire la notte" per la preoccupazione di che cosa sarebbe accaduto a Wall Street se egli avesse aperto un'inchiesta su una delle banche principali. Breuer risponde che se lo avesse fatto, ciò avrebbe avuto effetti negativi su altri istituti finanziari; in altre parole, avrebbe fatto crollare il sistema.
Il Sen. Ted Kaufman ha commentato che il compito di un procuratore è "di portare in giudizio i responsabili di reati, e non di stare sveglio la notte cercando di decidere il futuro delle banche".
Breuer sostiene che "i raffinati avvocati di Wall Street" riuscirebbero ad evitare l'incriminazione dei loro clienti. Ovviamente, nel proteggere i banchieri di Wall Street egli ha seguito gli ordini del Presidente Obama e del suo boss, il ministro della Giustizia Eric Holder, che ha coperto il Presidente a ogni tornata.
Droni d'attacco ora anche per la Bundeswehr?
In Germania è in corso un dibattito sull'acquisto e l'uso di droni armati per l'esercito tedesco, oggetto di critiche da parte dall'opposizione che ha espresso timori nel contesto dell'uso eccessivo di droni da parte dell'amministrazione Obama. La Germania ha usato in passato droni non armati per missioni di ricognizione in Afghanistan, ma attualmente il governo, come affermato in risposta ad un'interrogazione parlamentare di Die Linke, sta considerando l'acquisto di droni "Predator" o "Reaper" dagli Stati Uniti. La Germania finanzia anche lo sviluppo di un suo proprio modello col programma "Talarion" presso il produttore europeo di aerei EADS.
La questione da porre, a parte i dubbi etici, è: queste armi "post-moderne" sono davvero efficaci? Basti guardare il programma americano per uccidere i "terroristi" coi droni, incrementato dal Presidente Obama ben oltre ciò che era stato fatto dall'amministrazione Bush-Cheney. In effetti, Obama tiene meeting regolari ogni martedì per decidere chi uccidere coi droni, inclusi i cittadini americani. E nonostante le polemiche suscitate, ha dato il via ad un'altra escalation in gennaio.
Prevale il mito, anche in Germania, che gli attacchi coi droni siano "chirurgicamente precisi " ed uccidano solo terroristi ed estremisti che starebbero preparando attacchi di terra. Stando a Michael Boyle, membro della squadra di antiterrorismo di Obama durante la campagna presidenziale del 2008, pochissimi "bersagli di alto valore" sono stati colpiti dai droni. In compenso sono stati uccisi centinaia se non migliaia di civili, inclusi bambini, principalmente in Pakistan, Yemen e Somalia. In base alla politica attuale, chiunque venga visto nelle vicinanze di un sospetto di terrorismo viene considerato un terrorista o un complice, e quindi un potenziale bersaglio dei droni.
Dal punto di vista di una sana pianificazione militare, la potenza aerea concepita come "Wunderwaffe" (arma miracolosa) è sempre stata una chimera. Viene considerata "pulita" in quanto non implica truppe di terra o perdite nel proprio campo, ma nessuna guerra è mai stata vinta con la potenza aerea, ed ancor meno la pace, che dovrebbe essere il vero obiettivo di una giusta guerra. L'esempio dei cosiddetti "bombardamenti di precisione " in Iraq è indicativo. La guerra è continuata per anni, nonostante i bombardamenti aerei di precisione.
Oggi la furia di Obama è diventata il principale meccanismo di reclutamento di Al Qaeda, perché aumenta l'anti-americanismo. Come ha scritto il 10 gennaio Simon Jenkins sul quotidiano londinese Guardian, "a parte l'etica e il diritto, ritengo che sia impossibile vedere quali contributi diano queste armi alla vittoria delle guerre", aggiungendo che uccidere i leader avversari significa solo indurre altri a sostituirli e cercare vendetta.
Michael Boyle, citato sopra, è giunto alla stessa conclusione in un articolo su International Affairs di gennaio. Ad esempio in Pakistan il numero di morti causati dai droni, che sarebbero finora 3.000, principalmente civili, ha aumentato l'odio verso gli Stati Uniti e verso il governo pakistano, ed ha infoltito i ranghi dei loro nemici, inclusi i Talebani. Ma come ha rivelato recentemente il Washington Post, la Casa Bianca sta per autorizzare la CIA a continuare con gli attacchi in Pakistan senza restrizioni.
Il problema è così grave che lo Special Rapporteur dell'ONU sui diritti umani, Ben Emmerson, ha annunciato l'ottobre scorso un'inchiesta sull'uso dei droni americani per uccisioni mirate in Pakistan, Yemen ed altrove. Emmerson ha raccolto una squadra di investigatori che indagheranno anche sulle operazioni dei droni britannici in Afghanistan e da parte di Israele nei territori palestinesi.
MPS e Goldman Sachs
È noto che i guai di Montepaschi iniziarono nel 2007, quando acquisì la banca Antonveneta per 10,3 miliardi di euro, una cifra che prosciugava interamente il capitale sociale. Antonveneta era stata venduta ad ABN-Amro per circa un terzo di quella cifra, e poi rivenduta al Banco Santander per poco più di 6 miliardi. Nello stesso anno, Santander la rivendette a MPS ad un prezzo maggiorato di tre miliardi. Per coprire l'esborso non bastò l'aumento di capitale di 5 miliardi. MPS concluse una serie di scommesse derivate che non andarono a buon fine. Per mascherare le perdite in bilancio, MPS sostituì le vecchie scommesse con delle nuove, che immediatamente portavano soldi freschi, ma a scadenza sarebbero state perdenti per MPS, e il buco sarebbe aumentato. Sono noti almeno due di questi contratti: uno, chiamato Progetto Santorini, stipulato con Deutsche Bank, e l'altro, chiamato Alexandria, stipulato con Nomura. Si ritiene però che questo sia solo la punta dell'Iceberg.
Come mai MPS si avventurò nell'operazione Antonveneta, sborsando tre volte il valore della banca e dissanguandosi quando oltretutto era scoppiata la crisi finanziaria mondiale? La risposta potrebbe darla la Goldman Sachs, che fu "coordinatore globale" dell'acquisto. Ma Goldman era anche stata advisor di ABN nella prima acquisizione, quella osteggiata dal governatore Antonio Fazio che a causa di quella vicenda, come è noto, fu costretto a dimettersi.
Capo dell'ufficio europeo di Goldman Sachs all'epoca dell'accordo ABN-Antonveneta era un certo Mario Draghi, lo stesso Draghi che, nel dicembre 2006, sostituì il dimissionario Fazio. Lo stesso Draghi che era responsabile della supervisione bancaria quando MPS truccò il bilancio per mascherare le perdite sui derivati.
Ora Draghi dovrà rispondere del suo operato, assieme all'attuale governatore Visco e a Mario Monti il quale, come ha rilevato l'ex ministro Tremonti, ci teneva tanto a far approvare il pacchetto salva-MPS da averci posto la fiducia. Il ministro del Tesoro Vittorio Grilli ha indirettamente confermato le accuse di Tremonti, affermando che i guai di MPS "non sono un fulmine a ciel sereno. Sappiamo da un anno che la banca è in una situazione problematica".