OGGI ONLINE
Gestire l’attesa
Aspettando la Cassazione, Berlusconi accoglie gli intimi inconsolabili e scherza sui prossimi vertici ai domiciliari
“Condanna
o assoluzione, io non mi abbatto”. E alla fine è sempre lui a gestire,
persino con buonumore, l’attesa di questa sentenza che, come la morte,
è uno di quegli eventi così intrattabilmente, spigolosamente, certi,
che non si sa mai bene dove metterli nel quotidiano possibilismo della
vita. E così è vero che la famiglia, l’azienda e i vecchi amici gli si
stringono attorno, e ieri a Palazzo Grazioli erano ancora tutti lì,
come fossero al capezzale d’un ammalato, chi per tenerlo su, chi
soltanto per dimostragli affetto. Eppure alla fine è sempre lui, il
Cavaliere, straordinariamente adattabile a tutte le contingenze del suo
tempo dinamico, “a fare coraggio agli altri”.
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di Salvatore Merlo
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La guerra dopo il 2014
Le tabelle, i dati e i consigli dei militari rovinano i piani della Casa Bianca
Meno
di un mese fa i traccheggiamenti e le manovre torbide del presidente
afghano, Hamid Karzai, hanno portato Barack Obama all’ultimo stadio
dell’esasperazione, e da allora funzionari della Casa Bianca hanno
cominciato a sussurrare ai giornali l’avanzare della “zero option” nei
corridoi della Casa Bianca: portare a casa alla fine del 2014 tutte le
truppe della coalizione occidentale, senza forze residuali a condurre
la transizione delle responsabilità nelle mani del fragile esercito di
Kabul. L’opzione di un ritiro drastico e repentino non s’accorda però
con le raccomandazioni dei militari.
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di Mattia Ferraresi
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