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La penultima cena
Berlusconi vorrebbe rompere ma non gli conviene, meglio far logorare il Pd dagli aspiranti berlusconicidi di sinistra
Castello
di Arcore, interno sera. Il tavolo ovale è quello piccolo della sala
da pranzo intima, quella che a Villa San Martino si usa per le cene più
distese, famigliari. Ci sono i figli, Marina e Pier Silvio, il
fratello Paolo, l’onorevole avvocato Niccolò Ghedini e più tardi arriva
anche Daniela Santanchè, la pasionaria che qualche ora prima ha
assistito alla lettura della sentenza di condanna nell’aula del
tribunale, “interdizione perpetua dai pubblici uffici”. Aria pesante,
facce lunghe, il Cavaliere si lamenta, “ci avevano garantito delle cose e
niente, niente, niente sta andando come doveva”.
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di Salvatore Merlo
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Tanti in piazza Farnese. Pitonesse, elefanti e pin-up sculettanti
"Siamo
tutti puttane” – e pure parecchi. Quasi quasi c’è da battersela con i
settecento invitati dell’ambasciata di Francia, a scopo beneficenza,
trecento euro a botta. Qui invece è tutto gratis (tranne la pregevole e
già classica t-shirt, così da esibire il rivendicato puttanesimo tanto
sul petto quanto sul pettorale), seppure a scopo, si potrebbe dire, di
non minore beneficenza. Chi ha il rossetto se lo dia, chi ha un tacco
quindici lo calzi, pure lo spacco su villosi polpacci non avrà da
raccogliere disdegno.
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di Stefano Di Michele
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