Giappone:
rischiosa la rete elettrica non intelligente
di
Roberto Vacca,
4 Aprile 2011
Taluno ha detto: “Il nucleare è troppo rischioso, perché ha prodotto un
disastro tremendo perfino in Giappone -
il Paese che usa alta tecnologia di qualità eccellente.
Figurarsi che accadrebbe in Italia col nostro pressappochismo.”
Non è un ragionamento sensato. Alti livelli di sicurezza si garantiscono
elaborando alberi di eventi (per analizzare le conseguenze di ogni possibile
rischio). Si assicurano anche costruendo sistemi ridondanti: in caso di guasto ogni
funzione è svolta da altre unità, per altre vie – si chiama ridondanza. Ma in
Giappone è inaffidabile proprio la rete elettrica. Fu creata nel 1896 già
suddivisa in due parti, quando aziende elettriche delle regioni orientali
importarono apparati Siemens (funzionanti a corrente alternata a 50 Hertz, cioè
50 cicli al secondo) e altre nelle regioni occidentali ne importarono da Westinghouse
e General Electric (funzionanti a 60 Hertz). Le due reti hanno dimensioni poco
diverse e sono restate separate e incompatibili per 115 anni – fino a oggi. Quindi
le centrali dell'Ovest, non coinvolte nel recente disastro, non potevano e non
possono essere collegate per alimentare utenze dell'Est. In mezzo c'è una
centrale di conversione di frequenza, ma la potenza massima che può trasformare
da 60 a
50 Hertz è meno di un GigaWatt (un milione di kiloWatt) cioè la metà dell’uno
per cento della potenza totale. Questa può produrre 80 GigaWatt nella parte Est
e 120 GigaWatt nella parte Ovest. La situazione è documentata nella letteratura
tecnica e, naturalmente, su Web, la rete Internet e anche su Wikipedia.
È una situazione assurda: molti elettrotecnici
italiani non riescono a credere che i giapponesi l’abbiano ereditata
tranquillamente. Ai tempi antichi in Italia esistevano piccole reti a 42 Hertz,
ma si allinearono sui 50 Hertz come il resto d’Europa. Gli anziani ricordano
che le linee ferroviarie liguri-piemontesi furono costruite nel 1925 (e fino
alla guerra) in corrente trifase (3000 Volt, 16 2/3 Hertz). Dopo la guerra tutte le ferrovie
italiane usarono corrente continua a 3000 Volt – standard unico. I giapponesi
portano un ritardo di oltre 60 anni. Fare energia nucleare o solo gestire l’energia
di un paese in queste condizioni è rischioso – e rallenterà la ripresa dopo il
disastro dell’11 Marzo.
La gestione di grandi sistemi tecnologici non è
una scienza esatta. Si giova anche di principi semplici che chiunque può capire.
I giapponesi hanno vantato la teoria e la pratica del kaizen – tendenza al miglioramento continuo: operare ogni giorno meglio
del giorno prima, innalzando la qualità, la sicurezza, la
funzionalità, la semplicità di ogni impianto, di ogni fabbrica, di ogni
prodotto. Ai lavoratori giapponesi si
insegna a tenere note delle proprie esperienze e a comportarsi come piccoli
scienziati. L’impegno personale non basta: lavoratori e operai si organizzano,
allora, in “circoli di qualità” per discutere problemi e cercare soluzioni
nuove. Teoria e pratica della gestione totale di qualità furono introdotte in
Giappone dopo la guerra da famosi esperti americani (Baldridge, Juran). Si
parlava di “difetti zero” – e a ragione. La perfezione di prodotti nipponici
divenne proverbiale. Però hanno trascurato questi sani principi proprio
nel settore dell’energia elettrica, in cui la rete rappresenta una ricchezza
enorme. Rende disponibile l’energia ovunque sia richiesta e ovunque sia
generata – ma in Giappone no. Il principio del Kaizen è stato disatteso anche nelle
centrali nucleari di Fukushima. Furono costruite 40 anni fa: per modernizzarle:
non era disponibile un giorno solo, ma 14.600
(= 40 x 365). Invece sono rimaste alla tecnologia di mezzo secolo fa.
Nei progetti moderni la sicurezza deve essere intrinseca: gli interventi di
raffreddamento non sono affidati a circuiti di controllo che fanno partire
motori, ma a fenomeni naturali come la dilatazione di metalli e la forza di
gravità. Piccoli reattori nucleari a sicurezza intrinseca sono stati progettati (ma non
costruiti) anche a Roma. L’eccellenza della qualità non può essere solo
vantata: va progettata, realizzata e controllata.