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Vita,
opere e miracoli (ancora pochi) di Saccomanni, il ministro più adulato
del governo Letta. Economista devoto a Draghi e caro a Napolitano,
domatore di conflitti e bersaglio d’impazienti
Un
borghese grande, grosso e facondo che si rannuvola facilmente, ma sa
dissimulare e seduce. E’ forse l’unico aspetto del suo carattere e della
sua personalità, l’unica debolezza che condivide con Giulio Tremonti,
il suo predecessore e vecchio nemico, perché anche Fabrizio Saccomanni,
come Tremonti, si innervosisce parecchio per le critiche che di rado
riceve sui quotidiani (anche se incassa, e non telefona mai), specie
quando gli attacchi giornalistici toccano la Banca d’Italia, e dunque le
sue mostrine, le medaglie appuntate al petto di un uomo che per
trentacinque anni si è identificato con la Banca centrale nella quale,
giovane funzionario, lo portò Guido Carli e lo promosse Mario Draghi,
suo vero grande amico.
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di Salvatore Merlo
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Il nuovo presidente giura, è caccia al gruppo islamista
L’Arabia Saudita vince, il Qatar perde, Assad festeggia e Hamas no. La Turchia rimpiange i suoi emulatori
La
caduta dal potere dei Fratelli musulmani è velocissima al Cairo – “Non
riesco a crederci, ora ho già visto tre presidenti egiziani nella mia
vita”, è un commento che inquadra bene la differenza con i decenni
immobili sotto Mubarak – ed è spiazzante anche vista dalle altre
capitali e dagli altri centri di potere nella regione. Ieri, mentre il
giudice capo della Corte costituzionale Adly Mansour giurava da
presidente e l’esercito dava la caccia a circa trecento leader dei
Fratelli musulmani per arrestarli (e impedire loro di istigare i membri
del gruppo e di organizzare la resistenza), era anche ora di vedere
cosa succederà fuori dall’Egitto.
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di Daniele Raineri
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