IL FOGLIETTO QUOTIDIANOEdizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara | |||||||||
OGGI IN EDICOLAPrima paginaIl generale al Sisi si veste da Nasser per raccogliere la piazza anti islamistaL’esercito vuole un mandato popolare contro la Fratellanza, ma la leadership civile si innervosisce. Le due protesteIl fighetto demLa disperazione di Letta per un partito che twetta e se la tira. Ma Jerry Calà incorona Renzi il popSeconda paginaCosì i siti di gossip (di terza generazione) fanno impallidire i tabloidL’autore dello scoop che strapazza NY si definisce “reality blogger”. Ha già scritto un libro dedicato a se stessoEditorialiUna birra per Kim Jong-unI tedeschi rifiutano il mercato nordcoreano. E forse fanno maleInsertiEducazione siberianaL’intellettuale polacco Adam Michnik dà lezioni di dissidenza a Khodorkovsky, ma altri in Russia prendono appunti. Come quel ragazzo che ride sempre appena condannatoAnalisiIl Sud Sudan ha due anni, zero ministri e fa i capricci con l’OnuIl presidente Kiir ha rimosso in blocco il suo vice (e futuro rivale) e tutto l’esecutivo. La questione petrolifera
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Lo dice, anzi no, forse lo pensa e basta: “Napolitano fa contemporaneamente il segretario del Pd, il capo del governo e il commissario liquidatore del Pdl”. Strana intervista, questa con Daniela Santanchè. Comincia con una smentita, “non ho mai detto quello che dirò”, e con una smentita si conclude, “non dirò mai quello che ho detto”. E d’altra parte è il sonno dei falchi, nessuno parla più, scarsi gli artigli nel Castello di Arcore, nessuno mostra i denti, tutti zitti alla corte del Cavaliere, per ora. “Siamo in attesa di giudizio”, meno quattro giorni al 30 di luglio, come ricorderà anche oggi Alessandro Sallusti sul Giornale, tutti in attesa della fine del mondo, l’Apocalisse, la sentenza di Cassazione sul caso Mediaset, il destino di Silvio Berlusconi che si compie.
Cori gospel, luci stroboscopiche, palchi che sembrano navicelle spaziali per quello che gli organizzatori avevano pensato come “un grande show del futuro”. E’ questo il lato pop della prima Giornata mondiale della gioventù di Francesco, il Papa argentino che dopo una rapida occhiata al programma abbozzato per Joseph Ratzinger ha deciso di intensificare gli appuntamenti pubblici, per stare un po’ di più in mezzo a quel gregge che deve essere sempre il primo riferimento per il pastore, il vescovo (di Roma o della più sperduta e piccola diocesi sulla Terra). C’era curiosità e attesa per vedere il Papa – che lo scorso maggio, durante la veglia per i movimenti ecclesiali redarguiva la piazza che scandiva il suo nome “anziché quello di Gesù” – alle prese con un evento che rischiava di spostarsi più sul lato mondano che su quello spirituale.