Il Punto - 28 marzo 2014
Le province non sono state affatto abolite. E i risparmi del disegno di legge approvato (con fiducia) dal Senato non supereranno i 150 milioni. La fretta di esibire trofei (e di evitare nuovi interventi della Consulta sul blocco delle elezioni provinciali) prevale su riordino vero. Rischio di moltiplicazione di città metropolitane: sono già 15.
Che succede quando si liberalizzano i contratti a tempo determinato, come nel decreto del Governo? Utile, per rispondere, l’esperienza della Spagna, dove molti cittadini sono in questa situazione: una vita lavorativa con più contratti temporanei più brevi, meno giorni di lavoro all’anno, salari annui e orari più bassi.
Con la crisi ucraina, in Italia sono tornati ad aleggiare i fantasmi della chiusura dei rubinetti del gas russo. In realtà oggi siamo meno dipendenti da quelle fonti. Vediamo perché in un nuovo articolo e in un Dossier.
Bruxelles ha riscritto il piano dei trasporti europei. Riducendolo, perché ci sono meno soldi del previsto ma lasciando che la maggior parte dei fondi vadano alle linee ferroviarie, in declino da almeno 20 anni. L’Italia ha ricercato cofinanziamenti senza alcuna analisi di traffico, mercato e redditività, assecondando le spinte campanilistiche dei diversi territori.
Siamo al settantesimo posto nella classifica della libertà economica in 152 paesi. Ci penalizzano -tra i vari indicatori- il peso delle tasse, le regole bancarie, la struttura del mercato del lavoro. Gli stessi elementi che frenano i cinesi. Solo che loro stanno migliorando, noi -negli ultimi anni- sempre peggio.
Le province non sono state affatto abolite. E i risparmi del disegno di legge approvato (con fiducia) dal Senato non supereranno i 150 milioni. La fretta di esibire trofei (e di evitare nuovi interventi della Consulta sul blocco delle elezioni provinciali) prevale su riordino vero. Rischio di moltiplicazione di città metropolitane: sono già 15.
Che succede quando si liberalizzano i contratti a tempo determinato, come nel decreto del Governo? Utile, per rispondere, l’esperienza della Spagna, dove molti cittadini sono in questa situazione: una vita lavorativa con più contratti temporanei più brevi, meno giorni di lavoro all’anno, salari annui e orari più bassi.
Con la crisi ucraina, in Italia sono tornati ad aleggiare i fantasmi della chiusura dei rubinetti del gas russo. In realtà oggi siamo meno dipendenti da quelle fonti. Vediamo perché in un nuovo articolo e in un Dossier.
Bruxelles ha riscritto il piano dei trasporti europei. Riducendolo, perché ci sono meno soldi del previsto ma lasciando che la maggior parte dei fondi vadano alle linee ferroviarie, in declino da almeno 20 anni. L’Italia ha ricercato cofinanziamenti senza alcuna analisi di traffico, mercato e redditività, assecondando le spinte campanilistiche dei diversi territori.
Siamo al settantesimo posto nella classifica della libertà economica in 152 paesi. Ci penalizzano -tra i vari indicatori- il peso delle tasse, le regole bancarie, la struttura del mercato del lavoro. Gli stessi elementi che frenano i cinesi. Solo che loro stanno migliorando, noi -negli ultimi anni- sempre peggio.
>> Seguici anche su Facebook ,Google+, Twitter, Yo utube
- Purtroppo rimarremo provinciali
28.03.14
Tito Boeri
La legge approvata giovedì dal Senato non abolisce affatto le province. Si limita a svuotarle senza stabilire a chi verranno trasferite le loro funzioni, ripetendo gli errori del federalismo. Difficile superare i 150 milioni di risparmi. E le città metropolitane sono già quindici. - Quanto dipendiamo dal gas russo
28.03.14
Alessandro Fiorini, Gionata Picchio e Antonio Sileo
La crisi ucraina riporta l’attenzione sulla nostra dipendenza energetica. Una questione complessa che andrebbe contestualizzata nelle dinamiche di offerta e domanda: la prima è aumentata e la seconda continua a ridursi. Un articolo e un dossier sul tema. - L'Europa punta sul cavallo sbagliato per i trasporti28.03.14Luca AntonelliLa programmazione delle reti trans-europee è stata rivista di recente. Soprattutto, sono calate le risorse a disposizione dall’Unione. I finanziamenti che restano saranno in buona parte destinati alle infrastrutture ferroviarie. L’Italia e i quattro corridoi.
- Libertà economica: la Cina è vicina. Noi no
28.03.14
Filippo Gregorini
Tutti o quasi, in Italia, si professano fautori della liberalizzazione del sistema economico: esponenti politici o semplici osservatori. Ma nessuna riforma strutturale è stata fatta. Nel frattempo, il nostro paese precipita nelle classifiche mondiali di libertà economica.