Passaparola - La verità sull' Ucraina - Marcello Foa
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L’Ucraina è una rivolta del bene contro il male, dei pacifisti contro i carnefici? Oppure c’è un’altra verità? Una verità che pochi conoscono e che invece dovreste conoscere per capire che cosa sta davvero accadendo. Io vi spiegherò nell’intervento tra pochi istanti quella che secondo me è la vera posta in gioco e come si combatte in Ucraina e in Crimea. Marcello Foa
Un saluto agli utenti del Blog di Beppe Grillo, sono Marcello Foa, giornalista di scuola montanelliana, insegno anche comunicazione, giornalismo all’Università Lusi di Lugano e per anni sono stato inviato speciale. Da un decennio sono un esperto di tecniche di orientamento e di manipolazione dei media. Che cosa avete capito della crisi in Ucraina? In fondo una storia molto semplice: il glorioso popolo ucraino che si ribella, lotta contro il dittatore Yanukovich, il cattivo Yanukovich, le proteste vincono a prezzo di qualche scontro di strada, Putin si arrabbia e occupa la Crimea. Sullo fondo la richiesta degli ucraini, del popolo ucraino di entrare nell’Unione Europea. Fine delle trasmissioni.
In realtà la storia è un po’ diversa perché per capire che cosa sta accadendo davvero in Ucraina bisogna considerare le nuove tecniche di comunicazione e di manipolazione dell’opinione pubblica. Bisogna considerare due fattori: primo, dalla metà degli anni Novanta l’Ucraina è diventata uno scenario strategico importante, da quando Brzezinski lo indicò come un obiettivo prioritario per gli interessi dell’Occidente. Secondo punto, dalla fine degli anni Novanta si applicano tecniche di occupazione del potere molto diverse rispetto a quelle usate fino a quel momento.
Funziona così: proteste di piazza in apparenza spontanee sono in realtà pianificate con cura e guidate per il tramite di Organizzazioni non governative, Associazioni umanitarie e partiti politici; in un crescendo di operazioni pubbliche amplificate dai media internazionali e con appoggi all’interno delle istituzioni, in particolare dell’esercito, che finiscono per provocare la caduta del “tiranno”.
Si fa salire la tensione, le proteste fino al momento in cui il Presidente, per quanto in apparenza potente, cede e va via. Queste tecniche furono ideate alla fine degli anni Novanta, e applicate per la prima volta in Serbia alla fine degli anni Novanta. Ricorderete Milošević, sembrava fortissimo benché sconfitto in Kosovo, improvvisamente fu costretto alle dimissioni grazie alle proteste di piazza di un movimento.
Quell’esperimento ebbe un successo clamoroso e fu ripetuto altre volte. Fu ripetuto sempre nello spazio dell’ex Unione Sovietica, in Georgia, in Kirghizistan e in Ucraina nel 2004 quando la rivoluzione arancione ebbe un clamoroso successo emozionando tutti noi. Era il periodo natalizio, seguimmo quella rivoluzione dagli schermi e facemmo tutti il tifo per quella bella rivoluzione, che portò al potere per la prima volta un leader, amico degli occidentali, degli americani e nemico dei russi.
Fu proprio in quell’occasione però che Putin,fino a quel momento in rapporti ottimi con gli americani, capì che cosa stava accadendo e decise di reagire. Reagì usando gli stessi metodi: cominciò a tagliare il petrolio, a fare pressioni sociali, a spaccare l’opinione pubblica interna fino a quando nel 2010 Yanukovich vinse le elezioni e per cui l’Ucraina della sfera americana tornò nella sfera russa.
Se non si è consapevoli di questi movimenti con un’origine piuttosto lunga non si capisce quello che è accaduto in questi giorni, perché è andato in scena esattamente lo stesso scenario. Le manifestazioni di piazza sono state in buona parte ispirate, organizzate, incoraggiate da dei professionisti. La variabile nuova emersa è molto inquietante perché accanto a migliaia di pacifisti sinceri e disinteressati che nemmeno riuscivano a leggere questi disegni, sono apparsi degli estremisti neonazisti impresentabili che per la prima volta, rispetto ad altre rivoluzioni pacifiste. Hanno usato delle tecniche di guerriglia sofisticate: assalto ai ministeri, barricate, bombe molotov e con modalità ulteriori molto sorprendenti e inquietanti, perché in questi giorni abbiamo avuto la prova che dei cecchini hanno sparato sia sui manifestanti, sia sull’esercito, facendo però ricadere la colpa su Yanukovich. Tutto questo ovviamente per fomentare il caos che poi ha portato alla caduta di Yanukovich.
Perché è successo proprio alla fine di febbraio? Perché è accaduto proprio durante i giochi olimpici di Soci, ovvero sull’evento internazionale che Putin aveva pianificato per rinverdire l’immagine di Russia come potenza. In quei giorni la Russia non poteva permettersi di intervenire, né di reagire nell’Ucraina, e proprio in quei giorni la guerriglia armata, perché tale è stata, ha esercitato la massima pressione costringendo Yanukovich alle dimissioni.
Finite le Olimpiadi Putin ha risposto in maniera meno sofisticata, ma in modo altrettanto sorprendente invadendo o comunque occupando la Crimea che ormai è evidente, si avvia verso l’indipendenza dall' Ucraina.
Questo cosa significa? Oggi le guerre, gli scontri di potere molto spesso avvengono attraverso queste modalità, queste tecniche di comunicazione e di manipolazione delle masse e dell’opinione pubblica,estremamente sofisticate, usate anche in tempi recenti in Tunisia, in Egitto e in maniera drammatica e violenta in Siria e in Libia.
Tutto questo con un corollario dei media. Perché i media sono importanti? Per una ragione molto semplice: se una rivoluzione, un movimento di piazza non ha un audience televisiva importante non esiste e per il regime è facilissimo reprimerlo. In più, se ci sono i grandi media internazionali, e pensiamo al peso della Cnn ma in generale di tutti i media che parlano in maniera intensa di quell’argomento, i manifestanti si sentono sostenuti e ringalluzziti e il potere si sente sempre più fragile. Fino a quando non è costretto a cedere e, chiaramente, chi perde viene descritto come il dittatore, il cattivo, l’impresentabile anche quando in realtà non lo è. Nel caso di Yanukovich non c’è gara, era l’uomo dei russi benché i russi non lo amassero troppo, ma se noi pensiamo a Mubarak o piuttosto a Ben Ali in Egitto e in Tunisia che sono stati amici a lungo dell’Occidente, ci rendiamo conto di quanto spregiudicate possono essere queste tecniche moderne che vengono usate in maniera molto più diffusa di quanto l’opinione pubblica possa capire.
Dunque la guerra non dichiarata tra Stati Uniti e Russia per il controllo di questo territorio durerà ancora a lungo con colpi informali, asimmetrici, metodi non convenzionali che a mio giudizio l’opinione pubblica quasi sempre non riuscirà a capire.
Secondo punto, in genere chi vuole capire davvero che cosa accade nel mondo non può accontentarsi di una lettura superficiale, limitata solo alle grandi tematiche lanciate dai media, ma, per quanto possibile, deve cercare di leggere in trasparenza per capire e per cogliere quei segnali, e ce ne sono sempre tanti, che indicano quando un movimento è davvero spontaneo oppure quando il movimento è indotto per fini e con ispiratori, che non si mostrano quasi mai.
E se avete trovato interessante questo intervento non esitate a farlo circolare e passate parola!
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In realtà la storia è un po’ diversa perché per capire che cosa sta accadendo davvero in Ucraina bisogna considerare le nuove tecniche di comunicazione e di manipolazione dell’opinione pubblica. Bisogna considerare due fattori: primo, dalla metà degli anni Novanta l’Ucraina è diventata uno scenario strategico importante, da quando Brzezinski lo indicò come un obiettivo prioritario per gli interessi dell’Occidente. Secondo punto, dalla fine degli anni Novanta si applicano tecniche di occupazione del potere molto diverse rispetto a quelle usate fino a quel momento.
Funziona così: proteste di piazza in apparenza spontanee sono in realtà pianificate con cura e guidate per il tramite di Organizzazioni non governative, Associazioni umanitarie e partiti politici; in un crescendo di operazioni pubbliche amplificate dai media internazionali e con appoggi all’interno delle istituzioni, in particolare dell’esercito, che finiscono per provocare la caduta del “tiranno”.
Si fa salire la tensione, le proteste fino al momento in cui il Presidente, per quanto in apparenza potente, cede e va via. Queste tecniche furono ideate alla fine degli anni Novanta, e applicate per la prima volta in Serbia alla fine degli anni Novanta. Ricorderete Milošević, sembrava fortissimo benché sconfitto in Kosovo, improvvisamente fu costretto alle dimissioni grazie alle proteste di piazza di un movimento.
Quell’esperimento ebbe un successo clamoroso e fu ripetuto altre volte. Fu ripetuto sempre nello spazio dell’ex Unione Sovietica, in Georgia, in Kirghizistan e in Ucraina nel 2004 quando la rivoluzione arancione ebbe un clamoroso successo emozionando tutti noi. Era il periodo natalizio, seguimmo quella rivoluzione dagli schermi e facemmo tutti il tifo per quella bella rivoluzione, che portò al potere per la prima volta un leader, amico degli occidentali, degli americani e nemico dei russi.
Fu proprio in quell’occasione però che Putin,fino a quel momento in rapporti ottimi con gli americani, capì che cosa stava accadendo e decise di reagire. Reagì usando gli stessi metodi: cominciò a tagliare il petrolio, a fare pressioni sociali, a spaccare l’opinione pubblica interna fino a quando nel 2010 Yanukovich vinse le elezioni e per cui l’Ucraina della sfera americana tornò nella sfera russa.
Se non si è consapevoli di questi movimenti con un’origine piuttosto lunga non si capisce quello che è accaduto in questi giorni, perché è andato in scena esattamente lo stesso scenario. Le manifestazioni di piazza sono state in buona parte ispirate, organizzate, incoraggiate da dei professionisti. La variabile nuova emersa è molto inquietante perché accanto a migliaia di pacifisti sinceri e disinteressati che nemmeno riuscivano a leggere questi disegni, sono apparsi degli estremisti neonazisti impresentabili che per la prima volta, rispetto ad altre rivoluzioni pacifiste. Hanno usato delle tecniche di guerriglia sofisticate: assalto ai ministeri, barricate, bombe molotov e con modalità ulteriori molto sorprendenti e inquietanti, perché in questi giorni abbiamo avuto la prova che dei cecchini hanno sparato sia sui manifestanti, sia sull’esercito, facendo però ricadere la colpa su Yanukovich. Tutto questo ovviamente per fomentare il caos che poi ha portato alla caduta di Yanukovich.
Perché è successo proprio alla fine di febbraio? Perché è accaduto proprio durante i giochi olimpici di Soci, ovvero sull’evento internazionale che Putin aveva pianificato per rinverdire l’immagine di Russia come potenza. In quei giorni la Russia non poteva permettersi di intervenire, né di reagire nell’Ucraina, e proprio in quei giorni la guerriglia armata, perché tale è stata, ha esercitato la massima pressione costringendo Yanukovich alle dimissioni.
Finite le Olimpiadi Putin ha risposto in maniera meno sofisticata, ma in modo altrettanto sorprendente invadendo o comunque occupando la Crimea che ormai è evidente, si avvia verso l’indipendenza dall' Ucraina.
Questo cosa significa? Oggi le guerre, gli scontri di potere molto spesso avvengono attraverso queste modalità, queste tecniche di comunicazione e di manipolazione delle masse e dell’opinione pubblica,estremamente sofisticate, usate anche in tempi recenti in Tunisia, in Egitto e in maniera drammatica e violenta in Siria e in Libia.
Tutto questo con un corollario dei media. Perché i media sono importanti? Per una ragione molto semplice: se una rivoluzione, un movimento di piazza non ha un audience televisiva importante non esiste e per il regime è facilissimo reprimerlo. In più, se ci sono i grandi media internazionali, e pensiamo al peso della Cnn ma in generale di tutti i media che parlano in maniera intensa di quell’argomento, i manifestanti si sentono sostenuti e ringalluzziti e il potere si sente sempre più fragile. Fino a quando non è costretto a cedere e, chiaramente, chi perde viene descritto come il dittatore, il cattivo, l’impresentabile anche quando in realtà non lo è. Nel caso di Yanukovich non c’è gara, era l’uomo dei russi benché i russi non lo amassero troppo, ma se noi pensiamo a Mubarak o piuttosto a Ben Ali in Egitto e in Tunisia che sono stati amici a lungo dell’Occidente, ci rendiamo conto di quanto spregiudicate possono essere queste tecniche moderne che vengono usate in maniera molto più diffusa di quanto l’opinione pubblica possa capire.
Dunque la guerra non dichiarata tra Stati Uniti e Russia per il controllo di questo territorio durerà ancora a lungo con colpi informali, asimmetrici, metodi non convenzionali che a mio giudizio l’opinione pubblica quasi sempre non riuscirà a capire.
Secondo punto, in genere chi vuole capire davvero che cosa accade nel mondo non può accontentarsi di una lettura superficiale, limitata solo alle grandi tematiche lanciate dai media, ma, per quanto possibile, deve cercare di leggere in trasparenza per capire e per cogliere quei segnali, e ce ne sono sempre tanti, che indicano quando un movimento è davvero spontaneo oppure quando il movimento è indotto per fini e con ispiratori, che non si mostrano quasi mai.
E se avete trovato interessante questo intervento non esitate a farlo circolare e passate parola!
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