IL FOGLIETTO QUOTIDIANOEdizione breve del quotidiano diretto da Giuliano Ferrara | |||||||||
OGGI IN EDICOLAPRIMA PAGINAIn Germania, Draghi e Ue restano ancora sotto tiroPartiti e stampa si difendono da tassi “troppo bassi” e critiche al super-exportLa chiesa non è una democraziaO’Malley, il cardinale cappuccino che non fa sconti alla mondanitàSECONDA PAGINAIl prestigio di un festival si misura da mise sbagliate e premi pulcinelladi Mariarosa Mancuso e BassottinaEDITORIALIContinuavano a chiamarla “stabilità”Il legame perverso tra acconti fiscali all’insù e spending review lentaRUBRICHEPerché Obama ha scelto questo momento per bacchettare Berlinodi Domenico LombardiINSERTIThat win the bestL'inserto su calcio e dintorni di Jack O'Malley
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Molte cose di Francesco sono fresche, sorprendenti, e promanano un carisma militante (trattandosi di un gesuita: militare) che investe e sprona un combattente dello spirito, quindi della cultura e della ragione come frontiere proprie anche agli uomini di fede. Ma l’omelia di ieri in Santa Marta è un veemente e audace sommario di ricomposizione e di canto dell’identità cattolica nel mondo contemporaneo. Sì, certo, i tradizionalisti spesso si comportano da imbalsamatori, e il Papa vuole una chiesa viva, una tradizione vivente.
Lo sfaccettato disastro dell’Obamacare – che affratella fallimenti tecnici, politici, ideologici e d’immagine – è soltanto l’ultimo sintomo della crisi di leadership di Barack Obama. Per una diagnosi puntuale dell’entità del male occorre allargare lo sguardo e abbracciare il contesto in cui l’ultimo pasticcio presidenziale è andato in scena. “La presidenza Obama non è finita, ma sta fallendo” scrive sul Financial Times Edward Luce – non proprio un fiancheggiatore del Tea Party – constatando la pericolosa tendenza di Obama a “reagire politicamente” a qualunque problema.